Rabiot non è come Ramsey: arrivato e deriso, se ne va da (quasi) indispensabile
Sono arrivati insieme, nella stessa maniera, ma uno è andato via molto prima. Adrien Rabiot e Aaron Ramsey sembravano condividere il destino, perché presi nel 2019 da Fabio Paratici, a parametro zero, per stipendi altissimi. Oltre i 7 milioni di euro, per un'altra epoca che viene poi spazzata via dal Coronavirus. Lì per lì potevano essere degli affari, o almeno sembrarlo: zero costo iniziale, molto diluito nel corso degli anni, ma che potevano essere alleggeriti grazie al volano Cristiano Ronaldo. Il fatturato era destinato a crescere e quindi le operazioni potevano essere pensate con una logica imprenditoriale. Nessuno avrebbe pensato che, almeno per due anni, entrambi si mantenessero su livelli bassi rispetto a quanto pagato.
Ramsey è finito nel tunnel degli infortuni, Rabiot no. Fino alla risoluzione contrattuale un anno in anticipo, per il gallese, il cui rigore sbagliato in finale di Europa League ha fatto saltare il riscatto da parte dei Rangers. Sliding doors. Come quello per Rabiot che deriso per larga parte delle sue stagioni in bianconero, a un certo punto ha cambiato marcia. Il ritorno di Allegri e, soprattutto, la fiducia dell'allenatore livornese lo ha trasformato. Non è un caso passare dal 2021-22 con zero gol segnati all'anno successivo con otto in campionato e tre in Europa.
Rabiot se ne va da quasi indispensabile. Perché se è vero che sono arrivati Thuram e Douglas Luiz, la mediana con il francese sarebbe stata di livello assoluto. Quanto poco conta, nel calcio, il pregresso? Basta un momento per passare dall'ultimo posto, quasi paragonato a Ramsey, a salvatore come, del resto, ha fatto date le assenze di Fagioli e Pogba.