Alexandre Pato: "Sempre grato al Milan. Ma avrei voluto allora la testa che ho oggi"
Alexandre Pato è stato uno dei talenti più puri che l'Italia calcistica ha ammirato negli ultimi 15 anni: un esordio da sogno, a soli 18 anni, col gol al Napoli e in poco tempo già titolare in un Milan che poteva contare all'epoca su fuoriclasse del calibro di Ronaldo e Kakà, poi Ronaldinho e anche Ibrahimovic. Dieci anni fa l'addio, il ritorno in patria e i giri in Spagna, Inghilterra, Cina e infine Stati Uniti. A Orlando la sua ultima avventura in ordine cronologico. Oggi, a 33 anni, Pato ha il cartellino in mano ed è pronto a ricominciare. Si allena a Sao Paulo e come il suo ex compagno Ibra vuole dimostrare ancora una volta che si può ripartire dopo un infortunio. In esclusiva per Tuttomercatoweb ripercorriamo la sua esperienza in rossonero e non solo:
Alexandre Pato, come stai prima di tutto?
"Sto bene. Purtroppo nel calcio gli infortuni capitano e a me è capitato ultimamente, al ginocchio, dopo uno scontro di gioco. Mi mancano due mesi per tornare in campo ma non ho fretta. Sto bene, sono libero, free agent. Vedremo cosa succederà in questi due mesi".
Attualmente ti trovi in Brasile. Pensi che la tua prossima squadra sarà in patria?
"In questo momento voglio solo guarire bene, non ho fretta di tornare. Vediamo che succederà, non chiudo le porte a nessun club. Sono felice che il Sao Paulo mi abbia aperto le porte per fare dei trattamenti qui ma non abbiamo mai parlato su una futura decisione di tornare a giocare con loro. Però vedremo, loro sanno che sono libero".
Manchi dall'Italia dal 2013. Cos'è l'Italia e il Milan per te?
"Se Ibrahimovic ha passato i 40 anni e sta bene lì c'è un motivo. Amo il Milan che mi ha dato tanto. Mi piace molto la Serie A e l'Italia mi manca. L'ho detto a mia moglie che tornerei e lei è disposta a fare qualsiasi cosa per me. Resto un appassionato del vostro paese che ha persone bellissime e appassionate di calcio. Come detto non so cosa mi riserverà il futuro ma le porte a un mio ritorno sono certamente aperte".
Sei più tornato in Italia?
"Quando ero in Cina ho fatto un salto a trovare i miei amici, poi Galliani e Berlusconi. Ma poi non sono più riuscito per altre esperienze fatte in Brasile e Stati Uniti. Ma ora voglio tornare, che sia per vacanza o, chissà, per lavoro".
Hai seguito il Milan in questi dieci anni?
"Io lo seguo da sempre, mantengo i contatti con molti amici che lavorano lì. Vedo che ha cambiato tanto e sta seguendo una linea precisa, in campo e fuori e che può solamente crescere".
Questi 10 anni sono stati molto difficili per il Milan
"In questi tanti anni di calcio ho capito che ci sono alti e bassi per ogni club del mondo. Sono processi, cambiamenti che arrivano. Grazie a Dio mi è capitato di giocare con le leggende, con la storia del calcio ma ho anche preso la nuova era. È vero, il Milan ha avuto momenti bui ma è tornato a vincere lo scudetto e gli obiettivi sono chiari, quello di tornare in Champions e mi auguro che possa proseguire questo cammino".
Sei arrivato al Milan a 17 anni. In molti ti vedevano allora come il futuro dei rossoneri. Lo pensavi anche tu?
"Un consiglio che do a tutti i giocatori: non devi capire solo quel che succede in campo, ma anche intorno a te. Io purtroppo in quel periodo ero un ragazzo concentrato solo sul campo, ignaro di quel che succedeva fuori. L'ho imparato sulla mia pelle. Mi sarebbe piaciuto avere a suo tempo la testa che ho oggi, per capire come funzionava fuori dal campo. Ma non ho rimpianti, perché il calcio mi ha insegnato tanto. Amo il Milan, mi ha dato tanto e sono grato al Milan per ciò che mi ha insegnato e perché mi ha dato una grande esposizione mondiale. Certo, se potessi tornare indietro mi comporterei in modo diverso".
A suo tempo sembrava fatta per il tuo passaggio al Paris Saint-Germain. È stato quello il bivio della tua carriera?
"Non si può sapere. Poteva essere bellissimo ma poteva andare male. Ma ero un giocatore del Milan, dovevo chiedere al presidente se potevo andare o no. E lui mi ha dato la possibilità di rimanere, mi ha dato grandi sfide e io mi sono messo a disposizione del mio club. Ero felice della decisione presa. Poi sono arrivati gli infortuni e sono tornato in Brasile. Come detto, se avessi saputo non tanto dalla parte del Milan ma dalla mia parte, mi sarei forse comportato diversamente".
Si diceva che la causa dei tuoi infortuni fosse Milan Lab e che la relazione con Barbara Berlusconi ti abbia condizionato
"Ma no, niente di tutto ciò. Anzi, al Milan sono stati tutti al mio fianco ma purtroppo le cose sono andate così. Ma in fondo tutto quel che ho passato mi ha portato a crescere ed essere la persona che sono oggi".
Mercoledì grande notte di Champions con Tottenham-Milan. La guarderai?
"Certamente e sono molto contento che i rossoneri abbiano vinto la partita d'andata. Penso che giocare contro una squadra inglese sia molto difficile. Nelle gare di Champions contro il Milan mi è capitato di giocarci, uscendo contro di loro e perdendo anche con l'Arsenal".
Si riparte dall'1-0 di San Siro
"Devono stare attenti perché il Tottenham è fortissimo e avrà dalla sua il fatto di giocare in casa. Ci sarà un'altra atmosfera. Ma credo che il Milan abbia un piede nella prossima fase".
Ottimista
"Sì, credo che in questo momento il Milan sia favorito, forte della vittoria dell'andata. Ha un piede al turno successivo, non due però. Il Tottenham atteccherà ma se il Milan farà quel che sa fare passerà il turno".
Chi può essere il protagonista?
"Io da quando guardo il Milan vedo che Leao è un grande giocatore. All'andata ha fatto benissimo, è stato eletto giocatore della partita. Con la sua velocità e qualità sono sicuro che può fare la differenza".
Prima c'è una partita di campionato importante per la corsa Champions, a Firenze
"Tutte le partite che giocavo a Firenze facevo gol. Io amavo giocare al Franchi, campo bellissimo e anche la città è molto bella. Mi trovavo bene, affrontavo sempre belle squadre ma purtroppo per loro segnavo sempre (ride, ndr)".
Il tuo primo allenatore in Italia è stato Carlo Ancelotti, candidato alla panchina del Brasile
"Mi piace molto Ancelotti, vorrei incontrarlo dato che è tanto tempo che non lo vedo. Lo amo, mi ha trattato come un figlio. E credo che possa dare tanto alla Seleçao, può farla crescere ma vedo che anche in Brasile ci sono grandi allenatori candidati".
Ti stupisce vedere ancora Ibrahimovic in campo? Ce l'hai avuto compagno di squadra e avete vinto lo scudetto nel 2011
"Purtroppo quando i giocatori soffrono una lesione diventa dura. Nessuno vuole stare lontano dal campo e quando torni la vivi come una rivincita. Lui ne ha passate tante ultimamente ma ha sempre reagito. È il bello del calcio. Ibrahimovic non mi sorprende, è sempre stato così. E penso se mi chiedi se smetterà ti dico che sarà molto difficile, perché lui ha tanta voglia. Mi piacciono le persone così, che hanno la forza di superare momenti difficili".