Zola: “Con la riforma premiamo chi investe sui giovani. Serie C come motore del calcio italiano”

Cielo sereno, sole primaverile e un vento deciso che smorza l’illusione di una giornata davvero mite. Ma al campo della 'Polisportiva Stella' di Rimini, le raffiche della tramontana contano poco. Tutto ruota attorno all’attesa. I ragazzi del settore giovanile della società, insieme a quelli del Rimini FC, hanno occhi solo per la piccola comitiva che fa il suo ingresso presso la struttura intorno alle 17. A guidarla è una delegazione del club biancorosso, con in testa la presidente Stefania Di Salvo, accompagnata da una rappresentanza della Lega Pro. Presenti il presidente Matteo Marani e, con lui, Gianfranco Zola. Ed è proprio Magic Box ad attirare gli sguardi e la curiosità di tutti i presenti.
Il fuoriclasse che ha reso il 'Made in Italy' di gran moda a Stamford Bridge, casa del Chelsea. Ma non solo. Il numero dieci nato a Oliena, nell’estate del 1966, ha scritto pagine indelebili anche nel calcio italiano: con il Napoli di Diego Armando Maradona, prima; con il Parma stellare degli anni ’90, poi; e infine con il 'suo' Cagliari, che ha anche allenato nel 2015.
Oggi il campo lo vive da un’altra prospettiva: non più con i tacchetti ai piedi, ma con l’esperienza e la visione di chi, da vicepresidente della Lega Pro, ha il compito di guardare al futuro. Ed è proprio da qui che parte la chiacchierata con TuttoMercatoWeb.com e TMW Radio, tra idee, progetti e prospettive per la Serie C che verrà.
Gianfranco Zola ha appena concluso una bellissima chiacchierata con i ragazzi del settore giovanile del Rimini e, parlando della sua riforma, ha chiuso il suo intervento con un messaggio chiaro: "Abbiamo bisogno di voi". La cosiddetta 'Riforma Zola' è al centro del nuovo corso voluto dal presidente Marani. Possiamo spiegare, nel modo più semplice possibile, quali sono i punti cardine della tua proposta?
"La riforma si articola in due fasi principali. La prima, che abbiamo cercato di introdurre già lo scorso anno, mira a stimolare e incentivare, anche economicamente, le società a investire sempre di più nei settori giovanili. Premiamo chi fa giocare calciatori cresciuti internamente, attraverso il lavoro del proprio vivaio. L’obiettivo è valorizzare il talento che si ha già in casa: farlo crescere, maturare e arrivare in prima squadra. La seconda fase, invece, è quella che stiamo preparando per la prossima stagione: vogliamo premiare le società che investono nelle infrastrutture necessarie affinché questo lavoro possa svilupparsi al meglio. Parlo della formazione dei tecnici, ma anche di tutte quelle figure professionali fondamentali per la crescita dei ragazzi".
Avete già riscontrato una risposta concreta a questa riforma?
"Assolutamente sì, la risposta è molto positiva. Anche perché oggi c’è una consapevolezza diffusa: questo è un percorso necessario. Dobbiamo arricchirci di giovani che aiutino il nostro movimento a crescere. Non sarà un processo immediato, ma nel lungo termine porterà ricchezza, alternative e qualità al nostro calcio".
Credo che questo sia un grande assist che il mondo della Serie C sta offrendo al calcio di vertice. Chi ha modo di confrontarsi con il ct Luciano Spalletti conosce bene l’urgenza di ritrovare e valorizzare nuovi talenti. E non solo all’interno dell’universo della Serie C.
"È una necessità primaria, e la Serie C può davvero giocare un ruolo cruciale in questo processo. È un campionato che, per quella che è la mia esperienza, permette una formazione completa. Se non avessi vissuto la realtà della Serie C, non sarei arrivato in Serie A a 22 anni. E, molto probabilmente, non sarei diventato un calciatore di alto livello. Per questo considero la Serie C una piattaforma ideale per offrire ai giovani l’opportunità di fare esperienza, commettere errori e crescere attraverso di essi. Ma perché ciò avvenga, è fondamentale creare le condizioni giuste per la sopravvivenza e lo sviluppo delle società. Questo torneo deve diventare a tutti gli effetti un campionato di formazione: investi nel tuo settore giovanile, cresci i tuoi talenti, li valorizzi e li rivendi, garantendoti così un’autosostenibilità economica. Solo così si crea valore. E si smette di essere semplicemente un punto d’appoggio per i giocatori in prestito da altri club, come è accaduto troppo spesso in passato".
In questo senso, si nota già una crescita della Serie C sia in termini di qualità del gioco che sul piano tecnico?
"L’impiego dei giovani è aumentato sensibilmente: parliamo di un +35-38% rispetto agli anni precedenti. Un dato importante, che ci offre un primo riscontro concreto. È evidente, però, che per una crescita tecnica più marcata servirà ancora del tempo. Le società devono strutturarsi e impostare un lavoro coerente e duraturo. Siamo solo all’inizio, ma la direzione è quella giusta. Possiamo solo migliorare, come hanno già dimostrato di saper fare altri Paesi".
Passando al campionato, stiamo assistendo a un finale di stagione molto bello e particolarmente equilibrato. Tranne, forse, nel Girone B, dove la Virtus Entella è ormai vicinissima alla vittoria. Negli altri due raggruppamenti, invece, sarà sfida fino all’ultima giornata: nel Girone A tra Vicenza e Padova, e nel Girone C tra Avellino e Audace Cerignola.
"Sono tutte squadre importanti, piazze storiche, ma anche rivelazioni come il Cerignola, a cui aggiungerei la Giana Erminio. In Serie C abbiamo sempre delle sorprese: società che lavorano bene, con idee chiare e corrette. È un campionato che racchiude ogni tipologia di squadra. Ci sono le grandi, che hanno militato in Serie A come Pescara, Perugia, SPAL e altre; poi ci sono le piccole realtà che riescono comunque a emergere e a risultare competitive. Possiamo dire che c'è tutta l’anima del nostro calcio, e questo dà vita a un campionato molto interessante. Secondo me, se continueremo a lavorare in questo modo, dando sempre maggiori opportunità ai nostri giovani, riusciremo a renderlo ancora più attraente anche agli occhi di chi ci guarda dall’esterno".
In questa Serie C, poi, c'è anche la 'sua' Torres. Una realtà dove si fa calcio in modo davvero serio. Perché un anno positivo può capitare, ma se poi ci si conferma, vuol dire che si è davvero una società competitiva.
"Sicuramente non è una meteora. Sono molto contento per ciò che la città e la società stanno vivendo. Ho conosciuto tutta la dirigenza, il presidente e tutti coloro che vi lavorano. Sono persone perbene, animate da una grandissima passione. Loro, per me, sono la conferma che, se nel calcio fai le cose con serietà, intelligenza, ma anche con moderazione ed equilibrio, puoi ottenere grandi risultati".
Capitolo seconde squadre. C’è la Juventus, che è partita per prima: ha avuto qualche sbandamento, ma nel corso del tempo ha trovato un proprio equilibrio. Poi c’è l’Atalanta, che dimostra la qualità del proprio lavoro con i giovani, e infine il Milan, che sta soffrendo un po’ di più…
"Questo torneo è di alto livello e puoi anche avere giocatori di qualità, come li ha ad esempio il Milan, ma non basta. Per questo la Serie C è utile per far crescere un talento: perché gli permette di confrontarsi con un trentenne che conosce il mestiere e che, magari, non ha le tue stesse qualità tecniche, però ha gli strumenti per vincere le partite, per metterti in difficoltà e, quindi, farti migliorare. E i giovani hanno proprio bisogno di imparare questi strumenti, perché per diventare un giocatore di alto livello non bastano la tecnica, il tiro o la velocità. Devi anche saper utilizzare queste peculiarità nel modo giusto, al momento giusto e nel posto giusto. Per questo la C può essere una palestra importantissima".
Una "palestra" su cui c’è sempre più attenzione, grazie anche agli accordi con Sky Sport e Rai. Un ulteriore step di crescita, che permette ai giocatori di farsi vedere e di mettere in mostra le proprie qualità.
"Assolutamente. Se c’è un riscontro da parte della gente, un apprezzamento e un interesse per questa categoria, si valorizza tutto il movimento e si incoraggiano le persone a investire ancora di più. In questo senso, il nostro presidente, Matteo Marani, ha fatto davvero un grande lavoro".
In chiusura, volevo proprio chiedere un parere sul presidente Marani, che sta dimostrando di vivere questa avventura con una passione straordinaria.
"Ha una passione per il calcio incredibile e, soprattutto, è mosso non solo da una grandissima intelligenza, ma anche da una forte volontà di fare le cose nel modo giusto, nell’interesse del calcio, senza altri fini. Questo fa sì che le sue scelte e le sue decisioni siano tutte a favore della Serie C e del movimento".
La seconda parte dell'intervista, incentrata sul calcio di Serie A, sulla Champions e molto altro la troverete online nella giornata di domani!
