Inter: hai lo status di grande, in attesa del campo

E’ giusto dire che sia finito solo il primo tempo, è giusto essere prudenti e ancora non è stato fatto nulla. Ma in verità, la partita di Monaco contro il Bayern, non è un lampo nel buio, un’isolata prestazione (anzi, meglio, risultato) in un contesto opaco. E’ la certificazione di un lavoro, di un percorso, di uno status che l’Inter in questi anni si è costruita anche andando oltre le frasi fatte, le pressioni e le critiche.
L’Inter ha assunto una vera dimensione europea. Nessuno ha mai tolto all’Inter i meriti di queste ultime stagioni: sia nei successi ottenuti che nella qualità del gioco proposto. Ma c’è sempre stata una puntualizzazione, a volte sottintesa, che ciclicamente viene fuori e punzecchia nell’orgoglio i protagonisti in nerazzurro. La finale di Champions con un cammino più morbido che in altre circostanze, lo scudetto vinto dal Milan (ma perso dall’Inter), questa stagione in cui tutto è ancora in ballo ma niente è stato vinto.
E’ ovvio che sono i risultati a ergersi a ultimo giudice, ma se dovessimo fare un passo indietro e cercare di guardare la situazione da un punto di vista più allargato avremmo forse un quadro generale più completo. L’Inter è una squadra che ha costruito valori (tecnici ed economici) nelle ultime stagioni. E’ riuscita a ridurre la perdita di bilancio pur rimanendo competitiva. Ha vinto in Italia, si è imposta all’attenzione europea, produce un calcio moderno e divertente, valorizza i propri giocatori.
Oggi l’Inter, attraverso il suo allenatore Inzaghi, non si nasconde. Dichiara di volersi giocare i tre obiettivi (coppa Italia, Champions e campionato) senza voler scegliere. E lo fa davvero: affronta ogni partita con determinazione, ben consapevole che oggi tutte sono importanti allo stesso tempo. Accetta lo “status” di favorita e di rosa più forte. E lo fa attraverso le prestazioni dei suoi giocatori, sia i presunti titolari che le presunte riserve. Tutti (anzi meglio la maggior parte) si sente coinvolta nel progetto nerazzurro.
Oggi - a risultati acquisiti - i cambi hanno funzionato: Frattesi ha segnato. Ma così è veramente riduttivo pensare al lavoro di una squadra. Frattesi è lo stesso calciatore che una settimana fa era stato indicato come il peggiore in campo nel derby di coppa contro il Milan. Funziona Frattesi? Funzionano i cambi (o le rotazioni)? Funziona l’Inter? Ecco perché conviene valutare allargando il discorso. E’ giusto giudicare la singola partita (peraltro lo stesso Frattesi aveva parlato di un periodo non felice, per questioni personali), ma non per questo mettere necessariamente in discussione tutto il resto.
Se l’Inter ha la rosa più ampia e più forte allora deve essere utilizzata: anche quando i “titolari”, sulla carta, sono meglio delle “riserve”. Proprio per farsi trovare pronti in appuntamenti come questo, dove ognuno, anche se chiamato in causa per una manciata di minuti, sa di essere importante.
Oggi i nerazzurri sono ancora in corsa per tutto e con ottime chanches di continuare ad andare avanti. Non si sa come possa andare a finire. I tifosi sognano il triplete e sono terrorizzati dall’idea di non vincere nulla. Com’era il proverbio “chi troppo vuole, nulla stringe”. Ma l’Inter sta cercando di cambiare il punto di vista: perché rischi di non vincere anche se scegli soltanto un focus. Perché vincere a prescindere non è facile e non è neanche scontato. Vincere invece aiuta a vincere. L’Inter in questo periodo si esalta, ha costruito la sua stagione per poter giocare queste partite così importanti.
Ogni squadra - oggi - pagherebbe per essere nella condizione dei nerazzurri. In corsa per tutto e la convinzione davvero di poter arrivare in fondo. Con una rosa sfruttata e motivata: anche questo non è banale. I meno utilizzati da Inzaghi in questa stagione sono Correa (la quinta punta di fatto) e Arnautovic (che nelle partite in cui è stato utilizzato ha fatto comunque 6 gol e 1 assist). Fra gli altri magari qualcuno avrebbe preferito giocare di più - senza dubbio - ma difficilmente è stato completamente dimenticato.
Questa squadra sa di essere forte, si è convinta di essere forte, ha dimostrato di essere forte. Ed è un processo che non è scontato. Perché il rischio di sentirsi appagati, di sconfinare nella presunzione, di non voler più mettersi in discussione è davvero dietro l’angolo, e magari Inzaghi l’ha anche dovuto combattere.
Ora è evidente che non sappiamo come andrà a finire la stagione. Perché il Napoli è un avversario molto forte, con grande determinazione e altrettanta qualità, perché conosciamo la voglia, la grinta e la qualità di Antonio Conte, perché 3 punti sono davvero un margine esiguo. Così come non sappiamo cosa potrà succedere in Champions League: non lo sappiamo neanche per il ritorno contro il Bayern Monaco che ha tutte le qualità per poter ribaltare la situazione e quindi giustamente si dice che è passato soltanto un tempo. E per di più se dovesse passare il turno l’Inter prima di potersi giocare il titolo ci sarebbe l’eventuale semifinale: la strada è davvero lunga e piena di pericoli. Così come in coppa Italia: c’è un derby di ritorno da giocare contro un avversario mai battuto quest’anno, con una grande voglia di dimostrare il proprio reale valore e di prendersi una rivincita. E anche se si passasse il turno ci sarebbe una finale da giocare contro un Bologna in palla e con un allenatore che alle finali ci è abbonato e vorrebbe anche vincerne una!
Dicevamo non sappiamo come andrà a finire la stagione, non sappiamo i verdetti del campo, ma possiamo già dire che l’Inter ha acquisito uno status da elite europa. E questo - guardandolo da lontano - è sicuramente un piccolo grande passo. Poi i risultati ci diranno se questo status diventerà un trofeo (o più di uno).
