TMW RADIO - Parma U18, Gabetta: "Domenica si riparte. Kean? Che gioia. Ora rientra pure"
Claudio Gabetta, allenatore del Parma U18, ha parlato in diretta a TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Io alleno un'età di passaggio, e considerate che i miei ragazzi non giocano una partita di campionato da febbraio. Oltre ad aver perso delle importanti possibilità di confronto, psicologicamente è stato un anno molto difficile. Devo dire però che ho scoperto un gruppo di ragazzi molto disponibile, hanno tirato fuori il meglio da se stessi con intensità e determinazione. Finalmente però domenica torniamo a giocare! Un momento bellissimo e atteso, i ragazzi sono ultra-felici, e speriamo che sia un nuovo inizio".
In questo momento storico quanto deve essere pedagogo e psicologo l'allenatore?
"Penso che sia la cosa più importante. La tecnica e la tattica contano, ma riuscire ad accompagnarli in tutti gli altri aspetti che compongono la loro giornata e averne cura, provare a cercare un miglioramento, fa parte di un lavoro in cui si seguono anche scuola, nutrizione e psico-fisico. Tra poco inizieranno a parlare di prime squadre e contratti, ma devono avere all'interno una visione. C'è una larga parte dello staff dedicato a tutti questi aspetti, perché intercettare i ragazzi e comunicare con loro è fondamentale. Ora ad esempio sto andando al convitto dei ragazzi minorenni, perché a rotazione noi allenatori ceniamo con loro, anche per fargli sentire che ci siamo, che li accompagneremo. Non vogliamo ragazzi comandati col joystick, ma uomini, autonomi".
I ragazzi sono preparati a gestire le pressioni che arrivano da alcuni maxi-investimenti?
"Come passaggio è delicato. In Italia siamo anche più allenati per le storture che viviamo, mentre i ragazzi stranieri nei loro paesi non hanno tutte queste dinamiche, maggiore libertà comportamentale rispetto ai nostri. Di sicuro è un aspetto da condividere e affrontare coi ragazzi e con degli esperti: la loro aspettativa è di guadagnare, ma un calcio italiano che ha poca pazienza porta a situazioni come discutere De Ligt alle prime partite. Da noi certi aspetti sono più pesanti che in altri paesi, altrove i giovani si fanno giocare con più facilità e leggerezza. Il tasto è delicatissimo, vanno preparati anche a discorsi negativi".
Che effetto fa vedere Kean che segna in Champions?
"Bello. Lui è sempre stato uno sveglio, un intuitivo: allenarlo per quasi due anni è stato un piacere, è la vera soddisfazione di chi lavora nel settore giovanile, vedere i ragazzi da te cresciuti che segnano. Poi devo dire che Kean era forte già di suo, un predestinato: la società gli ha dato grande appoggio, programmandone la crescita sempre coi più grandi. Milani, responsabile dell'attività di base, l'ha accompagnato e oggi c'è soddisfazione nel vederlo giocare e segnare sia in Champions che in Nazionale. Ma anche i vari Tripaldelli e Romagna in Serie A...".
C'è un aspetto di Kean che ricorda?
"I gol li ha sempre fatti, ma la cosa che mi è piaciuta dell'altra sera sono i ripiegamenti difensivi, la difesa della palla e la conoscenza degli spazi. Ricordo che alle giovanili dalla metà campo in su era uno spettacolo, ma oggi vedo grandi segni di maturazione. Merito a lui per cosa sta facendo e agli allenatori che gli stanno insegnando certe situazioni. Attaccante moderno e totale".
Dov'è il confine tra farcela e non?
"Eh, bella domanda. Penso a qualcuno che ancora non ce l'ha fatta, e potrebbe... Il denominatore comune di chi riesce a farcela è la determinazione, la capacità di saper leggere i momenti della propria carriera. Penso a Mattia Vitale, che ancora non ha sfruttato le sue potenzialità: oggi è a Frosinone, ed è un '97, ma di quell'annata era davvero tra i più interessanti. Serve sapersi relazionare e comportare, dare affinché venga dato. In generale dicevamo ai nostri che non tutti sarebbero diventati giocatori di Serie A, ma dovevano diventarlo come uomini".
Se lo aspettava Dionisi così rampante?
"Un ragazzo splendido. Qualche rammarico ce l'ho perché l'ho avuto a Voghera in Interregionale e conquistammo una finale in D: era un buon giocatore, serio e applicato, e forse sbagliai a non portarlo con me in Serie C. Sono particolarmente contento della sua carriera, lo sto seguendo e alcuni calciatori mi dicono come lavori bene a livello tecnico-tattico ma allo stesso modo sia sempre vicino a loro".
Che augurio fa al suo gruppo in vista della ripartenza?
"Di godersi il percorso, perché è la meta. Voglio che non sprechino nulla del loro essere giovani, e di non perdere mai questa dote: tirino fuori il massimo, perché è il loro momento".