Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

Leao: "Amo il Milan, non potevo lasciarlo. Lo scudetto è stato bellissimo: ci riproveremo"

Leao: "Amo il Milan, non potevo lasciarlo. Lo scudetto è stato bellissimo: ci riproveremo"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
mercoledì 28 febbraio 2024, 18:36Serie A
di Lorenzo Di Benedetto

Dopo i primi estratti dal libro "Smile", usciti nelle ultime ore, è tempo di presentazione ufficiale per Rafael Leao, in una conferenza stampa a Milano, nella quale ha ripercorso le tappe della sue carriera, a partire dal primo "trasferimento" dal Benfica allo Sporting: "Mi hanno visto gli scout del Benfica e mi hanno fatto firmare, sono stato una settimana ad aspettare il pullmino che mi doveva portare da scuola al centro di allenamento, ma niente, non passava. E quindi sono andato allo Sporting. Il Benfica si mangia le mani? Per forza (ride, ndr)”.

Nel 2018 l'attacco al campo di allenamento allo Sporting: "È stato un momento difficile per me. Avevo 18 anni, ero arrivato in prima squadra. Non avevo mai visto una cosa così. Sono un ragazzo emotivo, è stato un momento duro".

E qui entra in gioco la figura di tuo papà. Ti porta prima a Porto e poi a Lille: "Decisione difficile per me, ero abituato a stare a Lisbona con i miei amici e la mia famiglia. Andare in una città che non conoscevo è stato complicato. Poi sono andato a Lille, un periodo che mi ha fatto crescere come uomo. Un campionato nuovo, avevo la pressione del "Mbappé portoghese". Dovevo abituarmi a un nuovo paese".

La pressione aumentava: "I primi tre mesi sono stati difficili, anche per la lingua. In quel momento lì ho dovuto fare lo step per arrivare a un livello alto, il campionato era di buon livello. Ero in buone mani tra allenatore e compagni. Dovevo fare uno switch nella testa per raggiungere le aspettative che avevo addosso. È stato un momento fondamentale per capire quali sono le persone che ti vogliono bene e che ti vogliono portare al top, per farti essere un calciatore top".

Lasciare il Portogallo per il calcio: "È una decisione che dovevo prendere da solo. Forse se non avessi avuto mio papà e mia mamma dietro non sarei arrivato a questo livello. Arrivo da un quartiere difficile. Avevo amici che potevano arrivare a livelli top, ma non ce l'hanno fatta perché non avevano una famiglia dietro. Sono fortunato ad avere una mamma ed un papà così".

La sua battaglia al razzismo: "Noi giocatori dobbiamo essere i primi a provare a fare qualcosa. Il Milan in queste situazioni qua prova sempre a fare qualcosa. È stato difficile per Maignan e per tutti e noi. Bisogna insistere e fare sempre qualcosa di più. Il razzismo non finirà mai ma noi dobbiamo provare a fare sempre qualcosa in più".

Su Del Piero e i suoi attestati di stima: "Non ci siamo sentiti, ma è un calciatore che guardavo da piccolo. Ho preso il numero 10 per i calciatori che portavano qualcosa di diverso, con magia. È un giocatore che è stato importante per il calcio".

La querelle tra Sporting, Lille e TAS. Una causa andata avanti per tanto tempo: "È stato un momento duro. Non era colpa mia, io volevo solo sfruttare il calcio per essere felice senza pensare a questo tipo di cose. Sono cose che non cerchi ma arrivano lo stesso. Devo ringraziare la mia famiglia, il Milan e il calcio. Ogni volta che entravo in campo tutti i problemi andavano via".

Maldini e Ibrahimovic, due persone con cui ha instaurato un grande rapporto: "Maldini mi ha detto che non dovevo pensare solo ai dribbling ma anche ad essere efficace. Una persona importante per me, dentro e fuori dal campo, anche per la mia crescita".

La mentalità di Ibrahimovic: "Sapevo cosa potesse fare dal punto di vista tecnico. Ma dal punto di vista mentale è sempre stato vicino a me. Sono ancora giovane, non sono perfetto, ho tanto da imparare, figure del genere sono importanti per i giovani che vogliono vincere".

I festeggiamenti per il diciannovesimo scudetto: "Il Duomo era tutto rossonero, mai vista una cosa così. È stato il mio primo trofeo importante. Immagino sempre tutto l'anno il Duomo tutto rossonero perché è incredibile, non ho parole".

Quando pensa che possa ripetersi un evento del genere?
"Ci proviamo. Non è facile, chiaro. Adesso venerdì c'è una partita importante. L'Europa League è un obiettivo, ma andiamo step by step. Vogliamo un San Siro caloroso contro lo Slavia, vogliamo vincere per andare avanti".

Il rinnovo fino al 2028, ha detto che non l'ha fatto per i soldi ma per un patto d'amore col Milan. Che significato ha?
"Sono arrivato al Milan bambino, i primi anni sono stati difficili perché non giocavo molto. Mi hanno aiutato a crescere come giocatore e come uomo. Sono arrivati poi momenti difficili e sono sempre stati qui. Non potevo lasciarli. Li amo tanto".

Primo piano
TMW Radio Sport
Serie A
Serie B
Serie C
Calcio femminile