Il sogno di Garilli tra le mani di Gigi Cagni: così nacque il Piacenza tutto italiano
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Quello che realizzò il Piacenza il 13 giugno del 1993 fu qualcosa di incredibile. Lo storico approdo nella massima serie segnò l'ingresso di un altro capoluogo della provincia emiliana al ballo dei grandi. Il Piacenza degli anni Novanta, una storia indimenticabile. Una squadra formata completamente da giocatori italiani, in controtendenza con i tempi che consentivano il tesseramento di tre stranieri.
Un progetto costruito nel tempo e con risultati quasi inaspettati. Nel 1991 i Lupi avevano vinto la Serie C1, trascinati dai gol di Giovanni Cornacchini. In panchina, Gigi Cagni, agli esordi come tecnico ma già capace di ottenere buoni risultati con la primavera del Brescia e la Centese. Dietro la scrivania, il presidente Leonardo Garilli: un uomo timido ma fortemente ambizioso, che in poco tempo aveva trascinato il suo Piacenza, squadra della sua città, dalla Serie C2 alla Serie B.
Garilli investe in un Piacenza con soli calciatori italiani, all'epoca molto più convenienti degli stranieri. Con il direttore sportivo Gian Piero Marchetti si decide così di allestire un undici tutto nostrano, dal portiere Taibi al centravanti Totò De Vitis. In mezzo altri nomi destinati a diventare conosciuti, come l'ala Turrini o l'estrosa seconda punta Piovani. Oppure, ancora, i due difensori centrali Lucci e Maccoppi. Promosso in B nel 1991, il Piacenza ottiene prima la salvezza nel 1992, proiettandosi al campionato successiva senza alcuna ambizione di promozione. Anche perché il campionato inizia malissimo con una sola vittoria nelle prime nove giornate e mister Cagni finirà addirittura a rischio esonero.
Solo il 2-1 sulla Ternana stappò definitivamente quella stagione e diede il via alla riscossa che portò i Lupi all'ultima giornata al terzo posto in classifica, a pari punti con Ascoli e Lecce. Nell'ultima trasferta a Cosenza, il 13 giugno 1993, per il Piacenza di Cagni non fu facile sbloccare la partita, ma a questo pensò Fulvio Simonini. Da Padova intanto si susseguivano notizie incredibile, con l'Ascoli che da 2-0 è finito sotto 3-2, un risultato che promuove il Piacenza e il Lecce, vittorioso intanto sulla Lucchese. Al fischio finale una carovana di tifosi dalla Calabria torna al nord per celebrare la prima Serie A conquistata nella storia del club.
Al presidente Garilli intitoleranno lo stadio Galleana dopo la sua morte improvvisa, nel 1996. Col Piacenza sempre in A, e sempre composto unicamente da giocatori italiani. A Gigi Cagni rimarrà per sempre il merito di aver condotto una squadra, una città e un popolo a un traguardo che ancora rimane come una bellissima storia di calcio.
E proprio a "Storie di Calcio", in onda su TMW Radio, Gigi Cagni ha rivissuto quelle stagioni emozionanti: "Per me è stato l'inizio di una carriera importante. Avrei voluto fare l'allenatore da sempre. Ritrovare Marchetti a Piacenza, lui di Brescia come me, stesso dialetto e stesso modo di interpretare il calcio, è stato decisivo. Avevo altre soluzioni, ma quella telefonata che mi fece, dandomi 24 ore di tempo per capire se scegliere o no Piacenza, è stata la prima volta in cui mi confrontavo con una scelta di vita e di carriera importante. L'istinto mi portò a dire sì, sapevo fosse una società solida e sapevo che volessero vincere il prima possibile".
La particolarità però risiedeva nel modo di voler vincere, completamente all'italiana: "La squadra era forte, i giocatori validi e con esperienza da Serie A. Ero certo che fosse il posto giusto e questo connubio è stato immediato. Il presidente, anzi ingegnere come amava farsi chiamare, era un personaggio unico, una persona splendida. Tutto quello che mi avevano promesso è stato fatto. I giocatori italiani di qualità ce n'erano tantissimi, di stranieri invece non molti, i nostri erano migliori e costavano pure meno. Marchetti conosceva tutti i calciatori in giro per l'Italia, tante volte al mercato di novembre mi prendeva giocatori fermi o che avevano qualche problema e mi diceva 'E ma io te li compro perché tu sei bravo, saprai farlo diventare un ottimo calciatore'. Ma eravamo un gruppo con qualità umane e tecniche incredibili".
C'è un aneddoto che Gigi Cagni porta nel cuore: "Sempre al mercato di novembre, Marchetti mi compra Simonini. Avevo una batteria di attaccanti già importantissima, ma il direttore voleva una punta di categoria per migliorarci. A me però dispiaceva lasciarlo fuori considerando come si allenava, anche perché io ho avuto un rapporto dialettico schietto coi calciatori che si impegnavano e lui a 32 ci dava ancora dentro. Un giorno, non so perché, andai da lui e gli dissi 'Simo stai tranquillo che tu mi fai vincere il campionato'. E proprio lui, all'ultima giornata, fece il gol della prima promozione in Serie A".
La puntata è poi arricchita dagli aneddoti e dai racconti di Massimo Taibi, portiere di quel Piacenza, e di Antonio De Vitis, ex bomber dei Lupi e oggi direttore tecnico del Piacenza calcio.
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