Una Champions fallimentare
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E’ stata una debacle assoluta. Una Caporetto delle italiane, un salto indietro nel tempo, quando le italiane arrivavano a fatica agli ottavi e raramente riuscivano a superarli. Un disastro completo. La italiane escono tutte dai playoff della Champions League e tutte meritando di uscire. L’unica squadra che aveva a disposizione una vittoria su cui poter puntare per passare il turno era proprio la Juventus. Aveva vinto l’andata, in maniera sporca, ma ci era riuscita. Stasera non è servito neanche avere la vittoria dell’andata dalla propria parte. Dopo un primo tempo tuttosommato equilibrato, il PSV ha preso il largo ed è riuscita a ribaltare completamente l’inerzia dei due confronti.
Le ferite che lascia questo playoff di Champions sono profonde e lasceranno certamente il segno. La Juventus sembrava rinfrancata dalle ultime prestazioni, anzi, dalle ultime vittorie. 4 consecutive, fra campionato e coppa, non era mai successo. La vittoria con l’Inter che fa sempre morale e da sempre lustro. Certo bisognava essere accorti in difesa visto che nelle ultime sei gare soltanto con l’Inter la Juventus non aveva subito gol. Ma comunque aveva segnato: soprattutto grazie a Kolo Mouani. Stavolta non è bastato. La Juventus è sembrata troppo leggera e troppo passiva per poter sperare nel passaggio del turno. E questo ora diventa un bel guaio (esattamente lo stesso che ora corre il Milan): continuare il cammino in Champions significava poter incassare qualcosa in più, significava continuare a lustrare il proprio status, confrontarsi ancora per un po’ con l’elite del calcio europeo. Ora con l’eliminazione prematura e con un quarto posto appena raggiunto, ma non certamente saldo in mano, c’è da stringere i denti per il finale di stagione. Mancare la qualificazione alla prossima Champions League non è possibile, almeno nelle intenzioni della società. Se non dovesse arrivare la Champions sarebbe un problema anche per lo sviluppo del progetto, appena intrapreso. La Juve deve rimettersi in carreggiata e deve cominciare a macinare. Perché anche se ci sono state difficoltà, probabilmente ci si aspettava in generale, che i risultati potessero essere migliori. Il mercato è servito a tamponare una situazione di emergenza (dovuta soprattutto agli infortuni), ma a prescindere la Juventus di Motta non è mai sbocciata.
Come la Juve anche Milan ha certamente fatto una brutta figura. E gli strascichi anche in questo caso saranno pesanti. Saranno pesanti in questa stagione, esattamente per le stesse ragioni bianconere (economiche e di prestigio) e potrebbero essere pesanti anche per lo sviluppo futuro del club e delle proprie ambizioni. Il Milan (anche più della Juve) è intervenuto sul mercato di gennaio proprio per questo obiettivo: rilanciare la propria stagione. E il rilancio doveva arrivare da un cammino più lungo possibile in Champions League e soprattutto dalla necessità di giocarla anche la prossima stagione. Non è soltanto una questione di immagine e di status sociale. Come dicevamo poco fa la Champions sia economicamente che come vetrina è un volano indispensabile, ora, per rilanciare il club. Gli innesti dell’ultimo mercato sono stati importanti, anche come investimenti: Gimenez, Joao Felix, Walker (oltre a Bondo e Sottil).
L’intenzione era quella di portare qualità, esperienza internazionale, freschezza e gol in una squadra che aveva bisogno di ripartire in maniera continua.
Il Milan dovrà ricompattarsi subito. La strigliata di Ibra nello spogliatoio serve proprio a questo. Indipendentemente dalle responsabilità individuali dei giocatori il Milan non ha steccato solo l’ultima partita. I rossoneri avevano avuto il match point a Zagabria, buttato al vento. E nelle ultime tre partite di Champions sono arrivate due sconfitte e un pareggio. Impossibile pensare di poter andare avanti. Non è solo l’espulsione (e l’atteggiamento) di Theo insomma ad aver condannato i rossoneri.
Ora l’uscita prematura dalla Champions di Milan e Juve mette a rischio i rispettivi progetti. In campionato i rossoneri (con una partita da recuperare, contro il Bologna che ha gli stessi punti del Milan) sono costretti ad inseguire: entrare fra le prime 4 è vitale. Il problema è che non è vitale solo per il Milan ma anche per la Juventus. E che in piena lotta per il quarto posto al momento c’è anche la Lazio (una delle belle sorprese di questa stagione). Senza voler menzionare Fiorentina e lo stesso Bologna che potrebbero rappresentare delle mine vaganti. E perché parliamo di quarto posto? Perché l’ipotesi che l’Italia abbia 5 squadre in Champions la prossima stagione è davvero crollata. Ed è plausibilissimo pensare che almeno una delle due grandi del nostro campionato il prossimo anno debba fare a meno della Champions League.
Se a Milano e a Torino la pressione dell’uscita dalla Champions ha alzato la temperatura, pensavamo potesse andare diversamente a Bergamo. Sia in termini di risultato che poi nella gestione della sconfitta. Non eravamo abituati a vedere l’Atalanta ondeggiare sotto i colpi degli avversari: soprattutto in Europa. Il rigore inventato dell’andata aveva compromesso i piani della Dea, ma eravamo abituati alle imprese, anche più difficili di questa. In una partita disequilibrata c’è stata anche una bella dose di sfortuna. Anche gli episodi hanno contributo alla debacle: pensate al doppio palo (poco prima dello 0-3) o al rigore sbagliato che avrebbe potuto regalare un finale diverso alla sfida. E proprio sul rigore si è poi concentrato il nervosismo che ha incendiato il post gara. E non facciamo chiaramente riferimento al colpo di testa di Toloi (che obiettivamente è stato brutto da vedere e difficile da giustificare) ma alla provocazione di Gasperini e alla risposta di Lookman, via social. Tradisce sicuramente nervosismo. Di certo quello dell’amarezza di una eliminazione dall’Europa, ma anche di una mal sopportazione delle dichiarazioni dell’allenatore su uno dei giocatori più rappresentativi dell’Atalanta. Lookman ha voluto replicare (anche senza mai nominarlo) a Gasperini, sottolineando e ricordando quanto di buono è stato fatto finora, chiamando in causa i tifosi. In queste ore, che si rivedranno dopo il giorno “off” al campo avranno modo di chiarirsi, pur essendo due caratteri molto forti. E la presenza della proprietà (Antonio e Luca Percassi, oltre ovviamente al ds D’Amico) non passerà inosservata: perché se è una cosa che comunque deve essere risolta dai diretti interessati non può non essere chiamata in causa anche la società per cercare di smorzare un’inutile tensione.
Ora poi tocca alla Roma: missione difficile ma non impossibile. Per non sentirci troppo soli in Europa.
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