Sergio Pellissier, capitano e icona del Chievo Verona. Che tenta di far rivivere

Per quasi vent'anni, sui campi da calcio, dicevi Chievo e pensavi a Sergio Pellissier. Capitano, quasi icona di una squadra arrivata in Serie A senza i favori del pronostico e rimasta negli annali come la favola, il miracolo, perché Chievo è un sobborgo di Verona con 5000 abitanti e vicini ingombranti, dal passato glorioso e che hanno vinto uno Scudetto negli anni ottanta. Insomma, che di miracoli se ne intendono.
Pellissier dal 2002-03 è quasi sempre stato l'uomo copertina. Perché era arrivato in Nazionale, segnando anche al suo esordio, senza mai lasciare i Mussi Volanti. Senza nemmeno mai avere l'idea di farlo. Per questo si è legato indissolubilmente alla storia del club, facendolo rivivere dopo la scomparsa dai professionisti.
Negli scorsi mesi Pellissier è riuscito ad aggiudicarsi il marchio Chievo. “Indubbiamente una grande emozione, fin dalla prima volta che lo stemma è comparso sulle maglie da allenamento. Volevo fortemente questo marchio, sarebbe stato ridicolo se fosse andato ad altri. Certamente è una grande soddisfazione. Abbiamo dovuto fare i conti con persone che non credevano in noi e con gente che non aveva a cuore il bene del Chievo. Altra percezione quando eravamo Clivense? No, perché eravamo comunque noi a livello di squadra e di società. Certamente, il fatto di trovarsi davanti un nome importante come quello del Chievo porta gli avversari a dare tutto rende le cose più difficili”. Oggi Sergio Pellissier compie 46 anni.
