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I cambi di Inzaghi, le scelte di Conte, il ds del Milan, la lezione di Italiano, il biglietto da visita di Tudor e altro ancora: 11 pensieri per 11 protagonisti

I cambi di Inzaghi, le scelte di Conte, il ds del Milan, la lezione di Italiano, il biglietto da visita di Tudor e altro ancora: 11 pensieri per 11 protagonisti TUTTO mercato WEB
mercoledì 9 aprile 2025, 12:01Editoriale
di Fabrizio Biasin

Solo pensierini. Ma importanti.

Simone Inzaghi si presenta nel post Bayern-Inter 1-2 e dice così: “Più che il risultato bisogna guardare alla partita, a come l’abbiamo sviluppata e giocata. Partita di grandissimo spessore che ci fa felici anche se è solo il primo tempo”. Il rischio è che da noi il tutto venga tradotto con “beh, questa volta ha azzeccato i cambi”.

Carlo Ancelotti avrà bisogno di una partita di ritorno realmente “Real”. E anche del suo Stellone. Qualunque squadra dopo uno 0-3 sarebbe già eliminata, il Real ha ancora una speranza.

Vincenzo Italiano veniva preso per il culo perché all’inizio faticava e “non ce la farà mai a fare come il suo predecessore”. Sta facendo meglio. Per il gioco espresso, per l’atmosfera che è riuscito a creare, per il fatto che ogni “pezzo” del suo Bologna funziona come tutti gli altri. Lavoro enorme e un inutile consiglio: resta lì dove sei.

Antonio Conte dopo il pareggio del Dall’Ara ha iniziato a ricevere qualche rimbrotto: “Non cambia mai, non si vede il gioco”. Balle. Conte sta facendo benissimo e il punto di Bologna è oro colato. Ve lo dice uno che è contro la beatificazione del mister leccese, ma ne riconosce i meriti: fin qui ha fatto una cosa grande (non un miracolo, ma di sicuro un lavoro enorme) e l’1-1 di lunedì sera vale moltissimo. Piaccia o non piaccia da Conte non bisogna pretendere la valorizzazione dei singoli giocatori o il bel calcio (non è la sua prerogativa), ma il risultato finale (non lo sbaglia praticamente mai).

Igor Tudor, esattamente come tutti noi, non conosce il suo futuro: forse sarà il tecnico della Juve anche l’anno prossimo, magari invece no. Una cosa è certa: ha dimostrato grande intelligenza: si è presentato con estrema umiltà, ha messo la Juve e la juventinità al centro di ogni sua dichiarazione, ha preteso ordine in campo e fuori. Pochi principi, ma chiarissimi: grande approccio.

Pohjanplo in serie B è come Van Gogh al corso di pittura organizzato dalla pro loco. E Berardi ancora di più.

Fabregas per qualcuno è sopravvalutato e “gli hanno comprato giocatori per 100 milioni”. Ecco, ora valgono 120. Il Como gioca bene. La squadra è salva. Son tutti bei paciarotti. Arrivederci alla prossima polemica sterile.

Roberto Mancini prova a dare una mano alla Samp. L’operazione-salvezza è molto bella da vedere: tanti cuori blucerchiati radunati per evitare una tragedia sportiva. La cosa importante è che il tutto si traduca in qualche saggia idea da portare sul campo e dietro le scrivanie, cosa fin qui mancata come l’aria.

Furlani sta cercando il ds del Milan e non ha fretta. Male, dovrebbe averne. Le squadre si costruiscono o vanno sistemate ora, soprattutto quelle che hanno mostrato dei limiti. Fabio Paratici poteva essere una buona scelta, ma la squalifica gli avrebbe impedito di operare fino a luglio inoltrato. Lo sapevano tutti, anche Furlani. Ecco perché la trattativa tra le parti è parsa poco sensata. Forse arriverà Tare, anche questa un’ottima scelta, a patto che abbia la libertà di decidere in totale autonomia, ovvero di fare il suo lavoro.

Alessandro Bastoni è stato premiato come miglior giocatore di Bayern-Inter. Si è giocato il premio con Carlos Augusto, altro grande protagonista del match, ma il punto non è questo. Il punto è che la differenza tra “grandi giocatori” e “campioni” la fa la continuità, ovvero la capacità di giocare sempre o quasi a un livello superiore. Alessandro Bastoni è un campione.

Jannik Sinner non gioca da tre mesi e rientrerà da numero 1: avevano timore di lui quando c’era, si sono liquefatti in sua assenza.

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