Orsato: "Vi racconto l'esordio e un episodio con Maldini. Con Berardi un po' di conflitto"
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Nel pre partita di Sassuolo-Pisa è andato in scena il convegno dedicato al settore giovanile con il titolo “Educhiamoli nella crescita”, che vedrà coinvolte le società sportive affiliate al Sassuolo Calcio e nell’education experience nell’ambito del progetto Generazione S. All'evento è intervenuto anche Daniele Orsato, Commissario dello sviluppo per il talento arbitrale dell’AIA ed ex arbitro internazionale: "Parte tutto dalla società, la dottoressa Squinzi parlava dei propri genitori, vuol dire che i propri genitori hanno fatto un buon lavoro, nel senso che avere poi una squadra con delle figure giuste è importante. Si parla degli arbitri ma ci sono anche i genitori degli arbitri. Qualche settimana fa ero a vedere gli Esordienti, dove non hanno l'arbitro. C'era un ragazzino che si è messo ad arbitrare. Dopo qualche secondo un genitore si è messo a insultare l'arbitro. Io sapete cosa ho fatto? Ho cercato di individuare quale fosse suo figlio, una volta individuato cosa ho fatto? Ho iniziato a dire 'questo numero 4 è scarso, non lo vorrei mai nella mia squadra'. Dopo un po' questo genitore mi dà una pacca sulla spalla 'stai parlando male di mio figlio'. Io gli ho risposto 'lei è dall'inizio che sta insultando il mio, l'arbitro'. Gli arbitri nelle categorie minori prendono le botte. Io dico ai genitori che devono stare a casa se devono arrivare al campo per insultare, per dare consigli al figlio dove deve giocare, per prendere il posto degli allenatori".
"Gli arbitri sono abituati alle critiche. L'arbitro non vive così drammaticamente le critiche del giorno dopo, la nostra famiglia non è abituata alle critiche. I nostri figli, i nostri genitori, non sono abituati. Anch'io in passato ho vissuto dei momenti difficili ma per la mia famiglia e non per me. Poi succede che i miei figli devono andare 15 giorni con la scorta e questo non va bene, è questo che non accetto. Io fino a 7 mesi fa sono stato rappresentante di tutti gli arbitri italiani e ogni settimana minimo 5-6 arbitri venivano picchiati sul territorio arbitrale. Ragazzini che vanno ad arbitrare con lo scooter e gli staccano i fili, arbitri inseguiti in auto, questo non è accettabile. Parlo delle esperienze avute qui, Berardi non è un giocatore facile. Con altri giocatori che hanno un altro tipo di carattere parlavi in una certa maniera, magari con Berardi dovevi spiegare di più, avere magari anche un conflitto, poi con qualche partita, con la conoscenza, oppure dopo tanto tempo accettava. Deve esserci un passo dell'arbitro nei confronti del giocatore e anche del giocatore verso l'arbitro".
"La mia prima partita a San Siro era Bologna-Milan, mi ha designato Pierluigi Collina, il mio maestro, l'arbitro più importante al mondo. Mi disse 'non guardare il terzo anello di San Siro perché sei troppo piccolo e ti può mettere soggezione'. Io tirai il cartellino giallo a Maldini. Lui mi disse 'sai dove sei?'. Io gli dissi 'vivo in montagna, la tv non ce l'ho'. Quando arrivi per le prime volte in questi grandi palcoscenici sai vogliono vedere che carattere hai, io sono cresciuto nel mito di Agnolin e la personalità non mi è mai mancata. Il sistema è cambiato tanto. Siamo partiti dalla bandierine elettroniche al VAR. Il rapporto con i giocatori secondo me è migliorato tantissimo, si vedono meno scene di proteste, si va verso la figura del capitano che va dall'arbitro e dà spiegazioni. Mi piace questo protocollo messo in atto dalla UEFA perché non ci sono più quegli attacchi di massa all'arbitro dei giocatori. Io sono convinto che il rapporto con i giocatori è migliorato tantissimo a distanza di solamente 10 anni. Noi arbitri siamo una squadra ma la nostra squadra cambia tutte le domeniche. Il Sassuolo gioca sempre con la stessa squadra, noi arbitri abbiamo questa possibilità di utilizzare la stessa squadra agli Europei, nelle competizioni europei. A volte a me bastava guardare il movimento della testa per capire il mio assistente. Non possiamo pretendere questo però dai giovani. Si può migliorare sempre, tutti i giorni. Sarebbe un errore dire 'siamo arrivati a livello'. Ogni giorno vogliamo migliorarci e fare sempre meglio".
"Se l'arbitro non c'è bisogna arrivare a capire poi perché si è arrivati a quello. Noi siamo abituati sempre a cercare il colpevole, ma trovare una soluzione sarebbe il lato più importante su cui lavorare. Prima Carnevali diceva che ci sono degli aspetti da superare e io propongo agli arbitri più giovani di andare ad allenarsi con le squadre del proprio paese e sarebbe importante avere questa collaborazione, poi cosa succede, l'arbitro in settimana incontra quella squadra, ah ma la confidenza. No, non è confidenza, si chiama professionalità. Io a mio figlio non chiedo mai se ha vinto o ha perso, gli chiedo se si è divertito. Lui mi dice che si è divertito quando ha vinto e che non si è divertito quando ha perso. Quest'estate sono andato a vedere gli arbitri di Schio, i più giovani, la cosa più sorprendente era l'atteggiamento. I giocatori accettavano le decisioni ma le proteste venivano da fuori, molte problematiche nascevano dalle liti in tribuna. Un mio istruttore metteva la telecamera rivolta alla tribuna. Alla festa di Natale faceva vedere le immagini e in sala scendeva il gelo. Dobbiamo arrivare a questo? C'era un giocatore di Serie A, Zanetti, lo porto sempre come esempio. Molto spesso diceva 'vai avanti, non importa'. Immaginate nei nostri campi di periferia un allenatore che dice qualcosa del genere, questo ragazzo non si preoccupa più dell'errore e va avanti ad arbitrare. È facile e fare le cose facili ci rende la vita migliore".
"Deve chiedere all'amministratore se è disposto a tenermi qui fino alle 20 (ride, ndr). Se io devo discutere con Berardi di un fallo succede nella corsa, quando c'è una sostituzione, quando c'è un'azione statica, si parla del fallo, queste sono spiegazioni. L'arbitro durante le normali fasi di gioco ha un rapporto e un colloquio continuo. Voi questo non lo vedete perché l'immagine è sul pallone. Quando il gioco è fermo l'immagine va sull'arbitro e noi lo sappiamo questo, non siamo venuti giù con l'ultima piena. La gente vuole vedere i gol, le azioni, non credo che star lì a spiegare ogni azione poi la gente dopo un po' si stufa. Con gli episodi del VAR? Non è un protocollo che è in atto qui e noi siamo di cascata. Si parte dall'IFAB, si va alla UEFA e si arriva a noi. L'ultima partita? Avevo fatto una promessa a mia mamma che avrei smesso, potevo continuare per altri 2 anni, ma dopo l'Europeo dissi 'l'arbitro dentro di me oggi muore'. Nel senso 'devo far fare l'arbitro agli altri. Io ho fatto il mio, sento dentro di me che adesso devo far fare l'arbitro agli altri. Ho tenuto le scarpe dell'esordio, il fischietto, la monetina, e mi sono messo a disposizione dei talenti perché il ruolo che abbiamo noi oggi è passare agli altri la nostra esperienza e da genitore mi accorgo che è quello il mestiere più difficile. Io mi sono emozionato nelle ultime gare ma perché per la prima volta mi sono detto 'bravo Daniele'. Nelle mie ultime partite me lo sono detto, 'bravo per quello che hai fatto, adesso vediamo cosa saprai fare'".
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