Domenico Tedesco, il calabrese con il cognome che è una tautologia. Mai stato in Italia come allenatore
Come molti emigranti del dopoguerra, la famiglia Tedesco ha cercato nella Germania il proprio riscatto sociale. Una scelta tautologica visto il cognome che si porta dietro Domenico Tedesco, commissario tecnico del Belgio. Non si può dire che la scelta non sia stata la migliore, visto quello che è successo con il figlio, nato a Rossano, in Calabria, e rimasto in Italia fino ai due anni, per poi spostarsi molto più in su, circa 1800 km, nel Baden-Württemberg, ad Aichwald. Ed è lì che gioca fino al 2008 quando, a ventitré anni, incomincia la carriera da allenatore delle giovanili, riuscendo però ad attirare la chiamata dalle giovanili dello Stoccarda, dove ci rimane fino al 2015.
Dopo un passaggio relativamente corto all'Hoffenheim, inizia la carriera da allenatore dei grandi a 32 anni. Tedesco salva l'Erzgebirge Aue, in Zweite Bundesliga, quando era a un passo dalla retrocessione. Grazie a questo risultato viene chiamato dallo Schalke04, forse non forte come negli anni novanta quando vinceva le Coppe UEFA, ma comunque una nobile del calcio teutonico. Fa benissimo il primo anno, arrivando addirittura secondo in classifica, mentre nella seconda stagione fa solamente 23 punti in 25 partite e per questo viene esonerato, nonostante la qualificazione agli ottavi di finale (dove però perde 7-0 contro il Manchester City).
Altri due anni allo Spartak Mosca, un giro di giostra ai Red Bull Lipsia, dove si prende anche la briga di eliminare l'Atalanta di Gian Piero Gasperini nei quarti di finale di Europa League. Dopo l'esonero, la chiamata dal Belgio, dopo il Mondiale di Qatar 2022. Era stato accostato proprio ai nerazzurri in caso di addio di Gasp. Domenico Tedesco compie oggi 38 anni.