Calcio2000- Ferri&Mandorlini: il momento in cui nacque l'Inter dei Record
Nel nuovo numero di Calcio2000, per la rubrica i Giganti del Calcio, Riccardo Ferri e Andrea Mandorlini si raccontano in una doppia intervista per un tuffo nel calcio Ottanta, pieno di aneddoti ed emozioni.
Che impatto è stato quello di Trapattoni sull’Inter di allora?
Riccardo: “Sapevamo che era arrivata una persona con un trascorso importante e con una mentalità vincente. C’è stato subito grande rispetto nei suoi confronti. Era convincente e sapeva vivere ogni tipo di pressione. Lui ha lasciato un segno importante come persona all’interno della squadra. Ricordo che aveva sempre una parola per tutti i parenti dei calciatori. Chiedeva se i figli dormivano, come stavano i genitori. Insomma, era presente sempre”.
Andrea: “Io sono rimasto legatissimo con Giovanni. Quando è andato in Germania e io ero a Ravenna, gli ho prestato il mio preparatore atletico. Per lui, ho giocato in condizioni pessime, con ferite, cerotti, botte ovunque. Ho anche sofferto per colpa sua. Quando stavo bene, a volte non mi prendeva in considerazione e io ci stavo male. Infatti, quando facevamo le partitelle e lui giocava con noi, qualche volta sono intervenuto in maniera dura. Ricordo ancora che, quando se ne andò dall’Inter, mi lasciò un bigliettino con scritto: ‘Ti puoi essere sentito un po’ trascurato ma lo capirai quando farai l’allenatore’. Aveva ragione… È stato un secondo padre per noi. Forse abbiamo vinto meno di quanto avremmo meritato”.
Un aneddoto curioso sull’Inter dei Record…
Andrea: “Io ricordo quello che è accaduto quando, ad inizio stagione, abbiamo perso in Coppa Italia con la Fiorentina. Si parlava già di possibile esonero del Trap. Abbiamo fatto una riunione. C’eravamo io, Ricky, Walter (Zenga), lo Zio (Bergomi) e Beppe (Baresi). Andammo dal Trap e gli dicemmo che eravamo tutti con lui. Si emozionò tantissimo. Credo che in quel momento sia nata l’Inter dei Record”.
Riccardo: “E aggiungo che poi disse, a tutti noi, che quell’anno avremmo vinto lo Scudetto e così è stato… Io, invece, non dimenticherò mai i ritiri con il Trap. Lui, verso le 11 di sera, faceva il giro delle stanze e, se eri sveglio, ti parlava della partita e dell’avversario che avresti dovuto affrontare. Ti spiegava cosa fare, come difendere. Io, per evitare che mi parlasse di Van Basten, facevo finta di dormire e allora toccava allo Zio, con cui ero in camera, sorbirsi tutte le indicazioni tattiche di serata".
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