Ricci: "Inter club italiano più conosciuto in America dalle nuove generazioni"

Il trofeo del Mondiale per Club Fifa, a cui in estate parteciperanno Inter e Juventus in rappresentanza dell’Italia, fa tappa a San Siro. Giorgio Ricci, Chief Revenue Officer nerazzurro, ha parlato durante il Trophy Tour Talk organizzato a San Siro: “Ieri pomeriggio abbiamo portato subito il trofeo in piazza Duomo, abbiamo voluto legarlo subito alla nostra città e ai nostri colori. È un’opportunità per poter condividere qualche numero meno noto di una competizione interessantissima”.
I numeri dei simpatizzanti in giro per il mondo certificano che è un brand globale? “Sono dati recentissimi, appena ricevuti e impressionanti. Per contenere tutti gli appassionati di Inter al mondo servirebbero 400 città di Milano. La cosa interessante è non solo il numero in valore assoluto, ma la crescita: l’Inter è il secondo club al mondo come trend di crescita. Vuol dire che è una fanbase grandissima e che continua a crescere. Se parliamo del mercato americano, si tratta di 25 milioni di appassionati Inter. Un dato fortissimo è che l’Inter è la quinta fanbase dei 32 club partecipanti, nonché il primo club italiano. Sono numeri che testimoniano il seguito e il trend”.
Le strategie a livello di intrattenimento?
“Diciamo che si svolgerà negli Stati Uniti, la patria della rivoluzione tecnologica e comunicativa, e infatti sarà trasmessa da un player come Dazn, molto affermato nel settore delle nuove tecnologie. Avrà una platea vastissima: negli Stati Uniti e in altri mercati si rivolgerà alle nuove generazioni. Noi siamo il club italiano più conosciuto negli Stati Uniti nella fascia d’età 16-24, è una grandissima vetrina per un brand come il nostro. Senza spoiler, possiamo dire che, anche grazie al supporto della società, stiamo mettendo in atto un piano articolato. Stiamo pianificando a Los Angeles e Seattle una serie di attività che ci consentiranno di entrare a contatto sia con i nostri tifosi consolidati, penso agli Inter Club locali, sia con le nuove generazioni che magari conoscono meno l’Inter.
