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Morte Bergamini, a 35 anni di distanza la possibile svolta: chiesti 23 anni di reclusione all'ex fidanzata

Morte Bergamini, a 35 anni di distanza la possibile svolta: chiesti 23 anni di reclusione all'ex fidanzataTUTTO mercato WEB
venerdì 20 settembre 2024, 21:30Serie A
di Lorenzo Di Benedetto

Arriva la svolta nel processo per la morte di Denis Bergamini, risalente al 1989. Come riportato da Sportmediaset i pm hanno chiesto una pena di 23 anni di reclusione per Isabella Internò, ex fidanzata e unica imputata. Quest'ultima è finita a processo nel 2021 per omicidio volontario (in concorso con ignoti) con le aggravanti della premeditazione, dei motivi abietti e futili, e delle sevizie. Secondo i magistrati della Procura di Castrovillari - il procuratore Alessandro D’Alessio e il pm Luca Primicerio -, fu asfissiato con una sciarpa o un sacchetto con una manovra fatta da due persone e successivamente posto sull'asfalto dove fu sormontato da un camion sulla statale 106 a Roseto Capo Spulico.

Nella giornata di ieri il pubblico ministero Primicerio aveva affermato: "I periti medico-legali che hanno effettuato nel 2017 gli esami sul corpo di Bergamini - ha raccontato - ci dicono che il calciatore è stato vittima di una asfissia meccanica violenta, prima che il camion di Raffaele Pisano (il conducente del camion sotto il quale fu trovato il cadavere, ndr) lo sormontasse. Quindi le versioni di Internò e Pisano sono completamente false. Bergamini era già morto prima che il camion arrivasse. Tutti gli esami dei periti parlano di compatibilità del corpo di Bergamini con asfissia da compressione con un mezzo soft".

Nessun tuffo sotto il camion da parte di Bergamini come ipotizzato dalla ex fidanzata. Si tratterebbe inoltre, di un delitto passionale. La sentenza della Corte d'Assise presieduta da Paola Lucente è attesa per il prossimo 1 ottobre. Oggi in aula erano presenti anche la sorella di Bergamini, Donata, assieme ai due legali.

Il movente
Per la Procura di Castrovillari il movente va ricercato nella morbosa gelosia di Isabella Internò e nella Calabria del 1989. Bergamini è stato ucciso perché aveva lasciato Isabella Internò e non voleva sposarla, nonostante lei avesse avuto una gravidanza interrotta al quinto mese in una clinica di Londra per volontà della ragazza. Bergamini aveva cercato in tutti i modi di farle tenere il bambino, che avrebbe anche riconosciuto, ma non avrebbe mai sposato Isabella. Tutto questo nel 1987, due anni dopo l’inizio della relazione. Nel 1989, dopo una serie di lascia e prendi, Bergamini si sarebbe deciso una volta per tutte a lasciare Isabella Internò. E quando lei realizza che non sarebbe più stato possibile restare con Denis, decide la sorte del 27enne calciatore.

Isabella Internò
Il quadro che viene fuori di Isabella Internò dalla requisitoria è di una ragazza morbosamente gelosa, dicono i pm, che ricostruiscono tutto questo dalle testimonianze di tantissime persone. "Bergamini se la ritrovava ovunque" con qualsiasi scusa lei controllava se era tornato a casa, con chi stava, se usciva con altre ragazze. D’Alessio ha detto in aula: "Signori della Corte, dovete scegliere tra queste due ipotesi; Donato Bergamini si è suicidato ‘tuffandosi sotto le ruote del camion’; Donato Bergamini è morto di asfissia meccanica prima di essere investito". Perché, sostiene la pubblica accusa, le testimonianze di Isabella Internò, sono tutte false, lo hanno dimostrato i medici legali, i periti e la scienza. Quindi ha un interesse nel mentire e raccontare cose non vere. E Pisano mente pure per interesse. A lui la versione del suicidio sta bene, perché così non gli può essere imputato nulla.

Tiziana Rota
Tiziana Rota è la moglie di Maurizio Lucchetti, ex compagno di squadra di Denis. Lei diventa amica inseparabile di Isabella Internò ed è lei il testimone chiave di tutta questa vicenda. Il Procuratore D’Alessio ripercorre quella testimonianza e l’incontro tra Tiziana Rota e Isabella Internò del 6 novembre 1989, quando la moglie di Lucchetti vuole farle vedere la sua bambina appena nata. "Della bambina – dice Rota – non gliene importava niente, non l’ha degnata nemmeno di uno sguardo". E prosegue D’Alessio: "Qui c’è il cuore del processo". "Neanche guardava mia figlia. È altro il suo interesse. Mi disse ti devo parlare, ti devo parlare. Tizia’ l’ho perso, sta volta per sempre. - Rota dice morto un papa se ne fa un altro -. No, No Tizia’ è un uomo morto, lo faccio ammazzare. Se non torna con me lo faccio ammazzare".

Chi sono gli esecutori materiali?
Secondo la Procura sono da ricercare e le indagini continuano. Ma sembrano avere una idea ben chiara su chi indagare. Intanto il pm Luca Primicerio ha chiesto anche la trasmissione degli atti alla Procura affinché siano perseguite sette persone per falsa “testimonianza”. Lunedì e martedì toccherà alle parti civili; il 26 e 30 settembre alle difese e l’1 ottobre la sentenza, dopo 35 anni dagli avvenimenti.

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