L’Inter di Conte sembra la Juve di Allegri
Può soffrire quanto vuole. Ma alla fine vincerà. È il messaggio che manda l’Inter al campionato. Dopo una gara che definire giocata male è esagerato, ma che di sicuro i nerazzurri hanno giocato peggio del Torino. E poi hanno comunque vinto. Merito di quei due lì davanti, di quel termine ormai abusato che è resilienza, dell’impronta vincente del suo allenatore. Contestato e criticato per i risultati, oggettivamente deludenti, in Europa, c’è tantissimo di Antonio Conte nella squadra che sempre più è in fuga al vertice del campionato. Da tanti punti di vista: primo fra tutti, e da non sottovalutare, la crescita dei giovani. Date a Conte gente come Barella o Bastoni: da talenti li trasformerà in certezze. È un allenatore che costruisce per il futuro, anche se nell’immaginario collettivo passa più o meno come il sergente maggiore Hartman: a Torino ne sanno qualcosa. Ma c’è tanto di suo anche in quell’impronta vincente: sembra uno dei tanti luoghi comuni del calcio, ma è la sensazione, fortissima, che Lukaku e compagnia calciante danno ogni volta che vanno in campo.
L’Inter di Conte sembra la Juve di Allegri. Non è una questione tattica, chiaramente. Anche perché, al massimo, erano i bianconeri del livornese, quando prendevano la coperta di Linus del 3-5-2, a ricalcare la squadra del suo predecessore. Non è neanche una questione di intensità: in questo, l’Inter di Conte somiglia molto poco, per esempio, alla prima Juve di Conte. Quest’ultima nacque quasi per caso: arrivò (tornò) il capitano di tante battaglie e trasformò due settimi posti di fila nel primo scudetto di una lunga serie. No, è in altro che l’Inter di Conte ricorda la Juve, e nello specifico la Juve di Allegri: quella che a volte giocava bene e a volte no, a volte andava a mille all’ora e a volte gestiva, a volte vinceva di gruppo ma spesso coi singoli. Dava sempre, in ogni singolo istante della partita e della stagione, anche quando le cose si mettevano male, una sensazione netta all’avversario di turno: alla fine avrebbe vinto. Che ci si poteva affannare come e quanto si voleva, ma non c’erano dubbi sul vincitore finale. La stessa che oggi dà l’Inter capolista. Era ed è un’impressione spiazzante, per chi si trova di fronte: correre sapendo che da un momento all’altro può arrivare il colpo del KO. Una solidità impossibile da scalfire, perché va oltre giocate, schemi, episodi: come se la vittoria dell’Inter stia nell’ordine naturale delle cose. La stessa sensazione non la dà nessuno in questo campionato, neanche il Milan che a un certo punto sembrava inarrestabile e forse stava semplicemente andando oltre. Lanciata com’è, sarà difficilissimo per qualsiasi avversario scalfire questa apparente certezza.