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L'idea di invitare l'Al Nassr alla Champions è la dimostrazione che all'UEFA contano solo i soldi

L'idea di invitare l'Al Nassr alla Champions è la dimostrazione che all'UEFA contano solo i soldi
© foto di Imago/Image Sport www.imagephotoagency.i
martedì 14 novembre 2023, 18:13Il corsivo
di Andrea Losapio

Perché mai la UEFA dovrebbe invitare, tramite wild card (mai successo nella storia della competizione), l'Al Nassr di Cristiano Ronaldo? La domanda è semplice, così come la risposta lo è altrettanto. Politica. E soldi, ovviamente, ma quelli sono una diretta conseguenza, se non l'innesco di quanto riesci a fare. Su Ceferin alcune ombre si stanno allungando nel corso dei mesi, come rivelato dal Guardian un paio di mesi fa, ma in generale appare evidente qual è l'intenzione del presidente sloveno. Dopo la Superlega non ci deve essere mezzo, per nessuno, di pensare a un'alternativa alla UEFA. Deve rimanere monopolista. E può farlo solamente guadagnando ancora di più di quanto guadagna.

E, ovviamente, alleandosi con tutti. Perché se hai buoni rapporti con il Qatar - e il Presidente dell'ECA è Al Khelaifi - e con l'Arabia Saudita, cioè i paesi emergenti e che vogliono investire nel calcio, il gioco è fatto. Perché sono i due giocatori che influenzeranno l'Europa. "Perché batterli quando è possibile allearsi?", deve avere pensato così Ceferin che, probabilmente, vede una minaccia il prossimo, scontatissimo, mondiale in Arabia Saudita nel 2034. In dieci anni possono accadere tante cose, le stelle possono finire in Arabia e non in Europa. E chi paga per vedere uno spettacolo meno bello?

La realtà è che lo spettacolo è dei calciatori ma, come diceva già De Laurentiis qualche settimana fa, la bellezza è nell'occhio di chi guarda. E se fai vedere stadi fatiscenti, mezzi vuoti, con qualche giocatore non degno, a quel punto l'Europa manterrà il proprio status. In caso contrario, cioè l'apertura della Champions all'Arabia, diventeremo il confine dell'impero. Ma alla UEFA serve solo perpetuare il proprio status da monopolista, non agire per il bene del calcio (come la FIFA, del resto).

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