Paoletti: "Dura lasciare la Samp, Genova era casa mia. Nel Karagumruk tanta Italia"
Dopo un percorso fatto nel settore giovanile fino alla prima squadra, con cui ha raccolto oltre dieci apparizioni nella stagione scorsa, dall'estate scorsa il centrocampista Flavio Paoletti è un nuovo calciatore del Karagumruk, in Turchia. Il classe 2003 si racconta nell'intervista esclusiva con Tuttomercatoweb.com inserita nello speciale natalizio dedicato agli italiani all'estero.
Il suo è il percorso inverso rispetto a Pirlo e Ricci. Com'è stato lasciare la Sampdoria?
“Avevo esordito con il Napoli in casa in campionato, una decina di minuti. Poi, due-tre giorni dopo ero titolare a Firenze in Coppa Italia, emozioni bellissime. Ho iniziato in Primavera, man mano si è creato tutto. Dopo sono rimasto con la prima squadra fino a fine anno, un viaggio stupendo. Io ed altri della Primavera, durante la pausa del Mondiale e in un ritiro proprio in Turchia, siamo stati aggregati. A Sassuolo la prima panchina, mi sono scaldato senza entrare ma ho capito che poteva esserci un’occasione davanti".
Ora si trova nel Karagumruk degli italiani (Ceccherini, Biraschi, Veseli, Sturaro, Rohden, Eysseric, Lasagna, Yalcin).
“Siamo un bel gruppo, io sto sempre con loro. Parliamo italiano, ci troviamo benissimo. Mi hanno accolto bene, loro sono più formati e io più ragazzo: scherziamo, mi prendono anche in giro ma lo fanno a fin di bene. Al termine dello scorso anno non avrei mai immaginato un trasferimento del genere, poi però mi sono reso conto che alla Samp non avrei avuto troppo spazio. Abbiamo cercato una buona soluzione per il mio futuro, si è presentata quest’occasione. Ero entusiasta, sicuro, ma all’inizio anche un po’ dispiaciuto: alla Samp mi sono sempre trovato benissimo, da quando ho 14 anni sono lì. Stare a Genova era come a casa, avevo tantissimi amici. Però sono molto contento qui e come sta andando, anche se non ho ancora giocato troppo. Però sono sicuro che più in là arriveranno le presenze, deve essere così”.
Com’è vivere Istanbul per un 20enne?
“Istanbul è enorme, a volte per fare un chilometro trovi certe code che ci metti un’eternità… Mi ci sto trovando bene, è una città in cui capisci che hai a disposizione tutto quello che ti serve. Mi sono sentito di prendere questa scelta, solo il tempo dirà se è giusta o sbagliata. Stare altrove e non giocare sarebbe stato riduttivo. A vent’anni qui a volte ti trovi solo, sono socievole ma capita che manchino gli amici. Quelli che avevo a Genova, la cosa negativa è un po’ quella, gli altri compagni di squadra hanno tutti la famiglia con loro”.
La stagione nel Karagumruk, le prime presenze e il nuovo allenatore.
“Ancora non abbiamo provato troppe cose, c’è stato subito da affrontare le partite. Mi sembra si sia presentato bene”.
Il fenomeno dei giovani italiani che cercano fortuna all’estero. Colpa del nostro calcio?
“Sono stato fortunato che il passo da Primavera a prima squadra sono riuscito a farlo, forse anche grazie all’annata difficile della Sampdoria ho strappato le mie presenze. Poi però le strade si sono divise, magari avevano un determinato giudizio su di me. Io non volevo stare a non giocare e si è deciso così, però credo che ogni ragazzo abbia una storia diversa, anche se in Italia ci sono tanti giovani di talento: alcuni giocano e mi sembra che qualcosa stia cambiando, però la cosa migliore è provare a giocare, qualsiasi sia il paese e la categoria. L’importante è essere considerati. Ad oggi voglio giocare più e meglio possibile, in futuro si vedrà”.