3 luglio 1990, l'uscita di Zenga ci fa piangere. Italia 90 rimane un grande sogno spezzato

Capello fluente, fisico da modello, grandi parate e tempismo nelle uscite. Per questo Walter Zenga era il titolare a Italia 90, probabilmente non per le caratteristiche tricotiche, bensì per quelle tecniche. Portiere dell'Inter, fino agli ultimi minuti di Italia-Argentina era quasi in panciolle. Zero gol subiti dall'Austria, Cecoslovacchia o USA nel girone. Zero dall'Uruguay negli ottavi, zero dall'Irlanda nei quarti. E appunto, zero dai sudamericani fino a quel maledetto minuto numero 68, quando Claudio Caniggia, attaccante dell'Atalanta, lo anticipa sul cross dalla sinistra di Burruchaga e insacca a venti minuti dal termine. È l'1-1 che porta la partita ai supplementari prima e ai rigori poi.
Eppure l'Italia era passata in vantaggio con il solito Schillaci, autore di una competizione straordinaria, outsider all'inizio. E sembrava che la Nazionale di Azeglio Vicini fosse in controllo. Invece Maradona cercava di giganteggiare, con il San Paolo di Napoli che era diviso a metà fra il proprio campione, quello che vedeva ogni domenica e che aveva portato a due Scudetti, e la propria Nazionale. C'è chi dice che se si fosse giocato a Roma quella partita non sarebbe finita così.
In ogni caso, ecco, il colpo di testa di Caniggia è ancora un'immagine nitida di chi ha più di quarant'anni. Poi ci sono i rigori, dove Sergio Javier Goycochea, 27 anni e carneade fino a quel Mondiale: strepitoso contro il Brasile, decisivo contro la Jugoslavia ai rigori fermando le conclusioni di Brnovic e Hadzibegic. E, purtroppo per noi, anche Donadoni e Serena, mandando in finale l'Argentina e terminando il sogno italiano di vincere il Mondiale 1990.
