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Musah: "Giocare al Milan un privilegio. Critiche? Mi entrano dentro, ma non mi turbano"

Musah: "Giocare al Milan un privilegio. Critiche? Mi entrano dentro, ma non mi turbano"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 19:38Serie A
di Alessio Del Lungo

Yunus Musah, centrocampista del Milan, è tornato a parlare ai microfoni di Goal.com della sua esperienza in rossonero e delle critiche ricevute: "Quando giochi nel Milan, ti aspetti di avere questa pressione. È un privilegio perché, in fin dei conti, se non fossi un calciatore professionista, non vivrei queste cose. Devi prendere anche gli aspetti positivi e poi, quando le persone ti criticano, dicono cose cattive su di te, ne ho sentite così tante durante la mia carriera che ora non mi turbano affatto. All'inizio, le vedi e le ascolti. Poi, le vedi e ti entrano dentro lo stesso. Impari a ignorare i commenti, ma li vedi comunque. Ti entrano dentro. Dato che la gente mi vede giocare da più tempo, non è più così paziente. Quando giochi da più tempo, devi essere migliore. Lo capisco. Lo capisco, di sicuro".

Il gol con il Milan tarda ad arrivare.
"Devo solo avere più calma perché, in allenamento, riesco a fare assist, a segnare. Nelle partite mi sento sotto pressione perché non segno da tanto tempo. Quando mi trovo in quella situazione, è davvero difficile per me mantenere la calma. Devo lavorare sulla capacità di concentrazione. Ci sto lavorando! Se Dio vuole, riuscirò a segnare, non preoccupatevi. Cerco solo di migliorare giorno dopo giorno le parti del mio gioco che mancano. Ovviamente ho bisogno di segnare e di fare assist. Sono convinto che con il lavoro arriverà".

Cosa ha provato a tornare in Nazionale dopo i Mondiali del 2022.
"Tutto era come un ritorno al passato. L'odore! Potevo sentirlo di nuovo. Ovunque c'è un odore così buono. La stanza, la vista. Mi bastava camminare e mi sembrava di rivivere tutti quei momenti della Coppa del Mondo. È stato bello. Per me personalmente, la Coppa del Mondo è stata la migliore esperienza di sempre. Mi è piaciuta tantissimo".

È stato il giovane più impiegato.
"A un certo punto, ero il giovane giocatore con più minuti in Europa. Avendo questa opportunità, si commettono tanti errori in una partita. Si impara da tutte queste esperienze in così giovane età. Mi hanno aiutato. Mi hanno aiutato a formarmi. Mi hanno aiutato a gestire queste pressioni. Ho già tanta esperienza e ne sono grato perché sicuramente mi aiuterà in futuro".

Si è subito integrato in Nazionale.
"Era come una seconda natura, credo. Ho dovuto farlo spesso. Ho dovuto farlo sempre, in realtà. Entrando nella squadra, non conoscevo nessuno, forse conoscevo solo Gio (Reyna, ndr) avendo giocato contro di lui, ma quando sei aperto a nuove amicizie, riesci a farlo. In fin dei conti, soprattutto con il calcio, è più facile diventare amici una volta che si scende in campo".

Lei è un po' timido e introverso, conferma?
"Penso che il fatto di essere nel giro da più tempo, di sapere come funziona tutto, ti faccia sentire più a tuo agio. Come persona, ora sono... meno timido, immagino? Ho fatto così tante interviste e parlato con così tante persone, che ora tutto questo sta diventando naturale. Di sicuro, però. Posso dire con certezza di essere cambiato".

Ci racconti il suo primo gol con gli Stati Uniti.
"Mi sembrava che tutti quei goal che avevo sbagliato, non me ne ricordassi nemmeno uno. Ha messo in ombra tutto il resto, sapete? È stato così significativo per me. Non ricordavo nulla di ciò che era successo prima. Amo ancora così tanto quel momento. È solo gioia. Gioia assoluta".

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