Il regista del film sull'Atalanta, Manzi: "De Roon si è commosso. Gasperini? Un istrione"

Beppe Manzi, regista bergamasco che ha realizzato il docu-film nerazzurro, "Atalanta. Una vita da Dea", ha rilasciato una intervista a Repubblica per raccontare il percorso fatto con i protagonisti della splendida cavalcata nella passata Europa League dalla squadra di Gasperini.
Ecco quanto racconta sulla nascita dell'idea: "E' partita con Nicola Salvi ed Elisabetta Sola di Officina della Comunicazione" - racconta - "pensavamo a un prodotto che proponesse un parallelismo tra la semifinale col Malines e quella col Marsiglia. Poi, con le due finali in una settimana, abbiamo mandato un operatore sia a Roma che a Dublino. La finale di Coppa Italia persa? Mi ero scoraggiato, pensavo che non avrei mai usato il materiale con due finali perse, vedevo il Leverkusen invincibile, invece è stato perfetto, dall’inferno al paradiso".
Il regista racconta alcuni aneddoti riferiti ai calciatori nerazzurri: "A de Roon è venuto da piangere mentre ricordava il suo infortunio e anche a Toloi a parlare del Covid, gli è venuto spontaneo chiamare Bergamo “la nostra città". I più chiacchieroni? Un po’ tutti, Scalvini e Zappacosta hanno un bell’eloquio. Scalvini alla fine mi ha detto: “Farei vedere questo docu-film anche a chi non conosce l’Atalanta, perché spiega bene il concetto di appartenenza”».
Su Gasperini: "Com'è davanti alle telecamere? Un istrione, quello che mi ha colpito è che non si è perso a parlare di tattica, moduli, ma di discorsi più ampi, e poi si ricordava per filo e per segno tutte le sue prime sconfitte all’Atalanta, tanto che avevamo fatto un montaggio dedicato che per ragioni di spazio abbiamo tolto».
