Mario Mandzukic, guerriero alla Juventus e fantasma nella sua ultima esperienza al Milan
Straordinario alla Juventus, un po' meno al Milan. È la storia di Mario Mandzukic, uno dei centravanti migliori della propria generazione, capace di essere sia un numero nove che un instancabile motorino in grado di arare la fascia con forza e potenza. Partito come centrocampista nelle giovanili del Marsonia, si trasferisce prima all'NK Zagabria, secondo club della capitale croata, per poi essere acquistato dalla Dinamo come possibile sostituto dell'attaccante Eduardo. Qui si fa notare come macchina da gol, segnando subito contro il Sebenico al suo esordio, infilando poi una doppietta a ottobre contro l'Ajax per i suoi primi due squilli in Europa.
Dopo tre ottime stagioni si trasferisce in Germania, al Wolfsburg, dove deve affrontare la concorrenza di Edin Dzeko. Tra Steve McClaren e Pierre Littbarski, Mandzukic non riesce a sfondare. Almeno finché non arriva Felix Magath che, di fatto, riesce a farlo maturare non solo come calciatore, ma anche per una disciplina a cui era relativamente insofferente. Da lì in poi c'è una crescita: dodici gol nella sua seconda stagione nella squadra della Volkswagen gli valgono la chiamata del Bayern Monaco di Heyncknes. Due anni dopo è Atletico Madrid, per sostituire Diego Costa, mentre nel 2015 passa alla Juventus per 19 milioni di euro.
In bianconero gioca 162 partite con 44 gol fatti, andando solamente una volta in doppia cifra in campionato. La realtà è però che Mandzukic fa un lavoro molto interessante non solo in area di rigore, ma anche per ripulire i palloni che arrivano sporchi, da vero e proprio punto di riferimento. Poi l'esperienza all'Al Duhail e infine il passaggio, praticamente da fantasma, al Milan di Pioli. Nella sua Slavonski Brod c'è un murales dedicato a lui e Ivica Olic, altro grande attaccante che è nato proprio lì. Da ragazzino Mandzukic aveva dovuto lasciare la Croazia a causa della guerra, andando a vivere vicino Stoccarda. Oggi Mandzukic compie 37 anni.