Inter senza triplete: la squadra di Inzaghi è un po' più Icaro. Ed è stanchissima

Il Milan si conferma kryptonite, l'Inter saluta il sogno triplete. Sono i titoli, inevitabili, dopo il 3-0 in Coppa Italia che è una batosta preoccupante e non solo per un paio di circostanze. La prima: che la stagione si chiuderà senza sorrisi nei derby. Dopo il 22 aprile 2024 i nerazzurri restano in credito fino al prossimo scudetto in faccia, ma non è certo roba di cui essere felici. Il Milan, squadra non squadra che ha 2-3 giocatori di altissimo livello, si conferma perfetta per smontare i meccanismi oliati di Simone Inzaghi. La seconda circostanza, ovviamente, è legata al risultato, e ai minuti finali.

È una sconfitta preoccupante, nel suo andamento, prima ancora che nelle sue dimensioni. Che rischia, lo ha detto lo stesso Inzaghi, di avere delle ripercussioni se unita al ko di Bologna. L’Inter, dopo il derby, è un po’ più Icaro. Guai a fare funerali in anticipo sul tempo, ma il sole del triplete sognato ha iniziato a sciogliere ali potenzialmente di cera. Il gioco dell’allenatore ha coperto i limiti della rosa, che ha una panchina valida sì, ma difficilmente può assorbire più di 1-2 “riserve” - virgolette d’obbligo, nel calcio suona come un’offesa -, altrimenti deraglia. Ripensando al caos rinvii, viene da dire che per fortuna i nerazzurri torneranno in campo già domenica, e non dovranno aspettare mercoledì a Barcellona: mentalmente, può essere meglio. Non fosse che…

Non fosse che l’Inter è stanca. Stanca in modo preoccupante, e Inzaghi fa bene a non voler parlare di stanchezza. Fa benissimo a voler evitare quello che potrebbe essere un alibi - per quanto la rimessa di Bologna potesse allo stesso modo essere un’arma a doppio taglio in tal senso -, ma poi c’è la realtà. Ci sono gli ultimi trenta minuti col Milan, in cui l’Inter non era più in campo. Spie della riserva accese a destra e sinistra, gente sulle ginocchia e col fiatone, almeno figurato. Non è un’impressione, è una sensazione plastica che l’Inter trasmette da un po’ di tempo, nascosta come polvere sotto il tappeto di alcune prestazioni monumentali, su tutte l’andata/ritorno con il Bayern Monaco.