A Vienna la partita che nessuno avrebbe voluto vedere. Neppure in Austria
Il caldo di Doha contrapposto al gelo di Vienna non è solo una condizione climatica. E' la perfetta metafora di una Nazionale che stasera si ritrova a giocare una partita che c'è, ma nessuno avrebbe voluto ci fosse. Nemmeno l'Austria. Se in Albania almeno c'era l'entusiasmo di una terra che - parafrasando Reja - è una costola dell'Italia, qui la delusione serpeggia sovrana. Perché anche la mancata presenza dell'Austria è una notizia, seppur meno rumorosa.
Giocare poi il giorno di Qatar-Ecuador, una manciata d'ore dopo cerimonia e match inaugurale, è da dito nella piaga. "Ma è inutile continuare a parlarne", ha detto ieri il ct. In questi giorni avrebbe voluto solo eclissarsi il Mancio per poi riemergere tra qualche mese. Come un'Araba Fenice. E invece è costretto da impegni già presi dalla Federazione a questo doppio giro di amichevoli che, per carità, servirà pure a fare interessanti prove tattiche. Ma per la tempistica, acuisce solo il dolore per quello che doveva essere e invece non è.
All'Ernst-Happel-Stadion ci saranno tanti spazi vuoti. L'ex Praterstadion rinominato nel 1992 per omaggiare il miglior giocatore-allenatore austriaco può ospitare oltre 50mila persone, ma fino a ieri sera di biglietti ne sono stati venduti solo 17mila. C'è disinteresse, c'è un clima che non agevola, non sembra esserci voglia di calcio che non conta. Poi che Mancini e Rangnick provino a farsi tornare utili questi test per il 2023 questo è un altro discorso, ma il qui e ora racconta altro. Racconta di squadre e allenatori che non vedono l'ora arrivi stasera. Che si spengano presto i riflettori sopra le loro teste per poi tornare a casa.
Senza vedere il Mondiale, dicono loro, ma chissà se poi sarà davvero così. Difficile credergli perché il Mondiale è l'evento più importante per chi di calcio è appassionato. E' l'evento che scandisce le tappe delle nostre vite e le scandisce sempre, che tu lo voglia o meno. Anche quando non ci sei.