Lys Gomis: “Assumevo sostanze e bevevo. Oggi aiuto i ragazzi che cadono in queste cose”


Lys Gomis, ex portiere tra le tante di Torino e Frosinone, è intervenuto all’interno del programma Guelfi e Ghibellini su TmwRadio. Il tema della sua intervista è incentrato sulla terribile esperienza legata all’abuso di sostanze stupefacenti e di alcool, dai quali però è riuscito a uscire.
Lys tu hai una storia tormentata. Sei arrivato in Serie A, poi sei caduto e ti sei rialzato.
“Io sono caduto e sono riuscito ad alzarmi perché ho chiesto aiuto alle persone giuste. La libertà è poter chiedere aiuto, ne sono uscito grazie alle persone belle che ho incontrato strada facendo. La mia forza è stata la consapevolezza di dover chiedere aiuto”.
Non è stato sufficiente arrivare in Serie A e in Nazionale per trovare serenità?
“Avevo tutto quello che un ragazzo poteva sognare, ero un calciatore, avevo i soldi, eppure non era abbastanza. Mi sono fatto di tutte le sostanze possibili ed immaginabili, bevevo alcool ed ero infelice”.
Qual è stato il motivo che ti ha portato a cedere a queste debolezze?
“L’infortunio che ho avuto e contemporaneamente la mancanza di mio padre hanno contribuito alla mia infelicità. Quando mi sono trovato a dover gestire tutto non ce l’ho fatta. All’epoca mi faceva comodo fare la vittima, il ragazzo che smettendo di giocare a calcio per un infortunio si era trovato smarrito. Erano tutte scuse. È comodo dare la responsabilità ad una perdita e giustificarsi. Io ho un fratello e anche lui ha perso un padre, ma non ha scelto di drogarsi e di bere. Quella scelta è stata solo una mia responsabilità”.
Oggi però aiuti i ragazzi lavorando per l’associazione che in precedenza aveva aiutato te.
“Dopo che ho finito il mio percorso di riabilitazione ho voluto rimanere con loro ed aiutarli a riabilitare i ragazzi che purtroppo cadono in queste cose. Noi abbiamo un progetto chiamato “Io dico di no”, che portiamo all’interno delle scuole e delle società sportive. Dobbiamo spiegare che c’è sempre una seconda strada. Oggi i ragazzi pensano che la droga presa ogni tanto non faccia male e che se ne può uscire, ma dobbiamo spiegargli che non è vero, di droga si muore”.
La fine della carriera cosa significa per un calciatore?
“Io non conosco nessun calciatore che finisce la carriera serenamente, infatti se facciamo un analisi fanno tutti gli opinionisti, i giornalisti, o comunque rimangono nel settore, perché la verità è che sei spaesato e non sai che fare. Il calcio è vita e quando si spengono le luci dei riflettori arrivano i problemi”.
Tu hai superato tutto o convivi con dei fantasmi?
“La paura è sempre presente, perché la società di oggi ti porta a fare certe cose. Uscirne è difficile e ci sono momenti duri, ma poi ci si riesce ed è questo il messaggio che deve passare”.
Da calciatore che tipo eri?
“Ero un casino, in ritiro ne facevo di tutti i colori, ma me le hanno sempre perdonate tutte. Ai ragazzi di oggi dico di fare le cose che fanno sorridere, non morire”.
Quale potrebbe essere la soluzione?
“Da un lato l’informazione, dall’altro lo stato e il governo, che devono aiutare questi ragazzi disagiati a pensare di poter avere un futuro”.
