Dino Fava sul Cagliari: "Ci vorrebbe più coraggio"

Dino Fava, attaccante ancora in attività del quale serbano ricordi particolarmente positivi soprattutto a Udine, Varese, Trieste e Treviso, esamina ai raggi X la lotta che impazza in serie A per evitare la retrocessione in cadetteria.
Intervistato da Tuttocagliari.net, Fava dice la sua anche a proposito dei rossoblù guidati da Davide Nicola, reduci da una striscia decisamente negativa di due pareggi e tre sconfitte nelle ultime cinque gare.
Dino, proviamo a fare il “borsino” della lotta salvezza. Quali squadre vede avvantaggiate in ottica permanenza in serie A e chi invece, a suo parere, rischia di più?
“A dire la verità quest’anno abbiamo assistito a un campionato molto particolare. Mai come in questa stagione nessuna partita ha avuto un andamento scontato; penso ad esempio al Venezia, che di recente ha seriamente rischiato di battere il Napoli. E questo è bellissimo per lo spettacolo, perché il torneo risulta super-equilibrato e imprevedibile. A maggior ragione, eccezion fatta per Monza e Venezia, sarà difficilissimo individuare chi alla fine dei giochi retrocederà in serie B. Di certo il Parma da qui in avanti avrà un calendario terribile, quindi potrebbe essere la formazione maggiormente indiziata a scivolare in cadetteria.”
Il Cagliari ultimamente sta facendo molta fatica a fare risultato. Soprattutto sta mancando sul piano del gioco collettivo, proponendo un calcio approssimativo e rinunciatario. Nicola potrebbe – o dovrebbe – abbandonare il suo fidato 4-4-1-1 per provare, magari, a schierare due punte, esperimento tentato pochissime volte in questa stagione? Perché la squadra non riesce proprio a rendersi incisiva in zona gol…
“Secondo me sì. Col 4-4-1-1 il trequartista può darti una mano ‘schermando’ il play avversario. Naturalmente poi perdi qualcosina in fase offensiva. A me piaceva tanto giocare con due attaccanti; poi sono tante le soluzioni che si possono valutare. Certo che una squadra come il Cagliari, che fa così tanta fatica a trovare la via del gol, potrebbe senz’altro provare a schierare le due punte.”
Il coraggio di tenere un baricentro alto e di aggredire l’avversario anziché attenderlo passivamente per novanta minuti “paga” anche nella lotta per la salvezza? In altre parole: le compagini più propositive hanno anche maggiori chance di mantenere la categoria?
“Sono sincero: a me piacciono molto le squadre che puntano sul pressing alto.
Certo, non è sempre facile da applicare, soprattutto perché quando trovi avversari di alto livello, che sanno palleggiare e fraseggiare, se sbagli le uscite ti esponi a grossi rischi. E prendi le imbucate. Davide Nicola, da par suo, tende prima di tutto a difendersi per evitare di prendere gol. Ecco, a me questo approccio non piace. Preferisco sempre la squadra che prova a giocare a viso aperto e ad imporsi sull’avversario: se poi perdi pazienza. Anche perché se mantieni il baricentro sempre molto basso è fatale che prima o poi gli altri riescano a bucarti.
Insomma, restare tutti asserragliati nella propria metà campo mi pare sinceramente brutto, anche da un punto di vista estetico. Senza poi contare che ti resta il rammarico di non esserti giocato le tue carte al cento per cento. Attenzione, Nicola non è certo l’ultimo arrivato: se fa giocare il Cagliari in modo conservativo avrà le sue ragioni. Probabilmente non dispone di calciatori adatti a impostare una strategia basata sul pressing alto. Io personalmente piuttosto che mettere il pullman davanti alla porta preferisco uscire dal campo, fosse anche da sconfitto, con la consapevolezza di essermela giocata fino in fondo.”
