San Valentino con Bergomi: "La mia famiglia tifava Milan. Io juventino? Leoni da tastiera..."
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Nel giorno di San Valentino, La Gazzetta dello Sport ha intervistato lo storico ex calciatore nerazzurro Giuseppe Bergomi. Questo il suo racconto dell'amore che lo lega e lo legherà sempre all'Inter: "Bisogna prenderla alla lontana, perché mio padre e mio zio gestivano un distributore di benzina e un autonoleggio. Erano simpatizzanti milanisti, ma quello scatenato era mio fratello Carlo, lui sì tifosissimo rossonero. Quando avevo 11 anni ho fatto un provino col Milan, squadra per cui tifano l’80-90% degli abitanti di Settala, compresi i dirigenti della Settalese. Mi hanno preso ma dopo tre mesi, quando iniziavano i tornei, alle visite mediche mi hanno scartato per dei reumatismi nel sangue, che si curavano con iniezioni dolorosissime. Io però non stavo male, potevo giocare... A quel punto sono passato per due anni alla Settalese. Iniziava a girare la voce che ero forte, mi volevano in tanti però ho scelto l’Inter".
Sulla scelta di vestire la maglia della Beneamata Bergomi ha aggiunto: "È stato colpo di fulmine. Ci allenavamo a Rogoredo, dove ora lavoro perché c’è la nuova sede di Sky. Guardo fuori dalla finestra e vedo ancora il campo in cui conobbi, oltre a Mazzola, Tagnin e Veleno Lorenzi, Arcadio Venturi. Un uomo fantastico cui sono ancora molto legato. Al tempo allenava i Giovanissimi, poi è passato agli Allievi A e io ho saltato una categoria e proseguito con lui. Il destino ci ha unito. Era il vice del Trap l’anno dello scudetto dei record...".
Infine, una battuta sulle accuse social di essere juventino o milanista nonostante la sua dichiarata fede nerazzurra: "Anche Ambrosini, Costacurta e altri hanno lo stesso problema con i leoni da tastiera, ma impari a passarci sopra. Contano i riscontri con le persone per bene e con la tua azienda che ti riconosce lealtà nei comportamenti, obiettività e professionalità".
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