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Nela ebbe un arresto cardiaco in campo: "Bove adesso deve solo stare tranquillo"

Nela ebbe un arresto cardiaco in campo: "Bove adesso deve solo stare tranquillo"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 13:38Serie A
di Alessio Del Lungo

Sebino Nela ha avuto un arresto cardiaco durante Roma-Napoli nel 1984 dopo una gomitata alla testa e il 30 dicembre 1989 fu testimone dell'infarto che colpì Manfredonia durante Bologna-Roma. In un'intervista al Corriere della Sera si è dunque sentito di esprimere la sua opinione riguardo quanto successo a Edoardo Bove: "Adesso deve solo stare tranquillo, pensare a guarire. Decideranno i medici, in base alle analisi che stanno effettuando, le ragioni di quel malore. Ho letto tante cose: valgono solo le parole degli esperti. Poi ci sarà tempo per decidere cosa fare in futuro. L’importante è che guarisca".

Qualcosa di simile capitò anche a lei.
"Napoli-Roma, una bella giornata di sole, nella nostra area di rigore, sotto la Curva A, quella a destra della tribuna centrale, salto per prendere un pallone. E in un attimo fu il buio. Il mio compagno di squadra Dario Bonetti mi aveva colpito alla testa con una gomitata. Ebbi un arresto cardiaco. Fui salvato all’immediato intervento di due grandi persone nella storia della Roma che oggi non ci sono più: il medico sociale Ernesto Alicicco e il massaggiatore Giorgio Rossi. Mi dissero che mi fecero la respirazione bocca a bocca che mi salvò. Mi ripresi uscendo dal campo con le mie gambe. La gara proseguì, ma da allora per avere l’idoneità per giocare dovetti andare tutte le estati a fare degli esami specifici a Trento: ogni volta con un’ansia incredibile. La mia, però, rispetto a molti altri casi, fu una storia 'semplice' nella sua drammaticità: c’era stato un chiaro evento traumatico".

Bove ha detto subito che vuole tornare in campo.
"Lo capisco: ho letto che ha chiesto quando potrà tornare a giocare. È normale, passata la paura del momento, che poi non ricordi in modo dettagliato, come accadde a me, guardi al futuro, alla tua vita di calciatore, specie per Edo che ha 22 anni. Ma adesso ci vuole la tranquillità che porta alla guarigione. È circondato da tantissimo affetto: la famiglia, innanzitutto. Ma anche la società che si è dimostrata straordinaria, come tutti i suoi compagni di squadra. E gli attestati di affetto e di stima che sono arrivati da tutto il mondo e in particolare da Roma, dai tifosi romanisti. Il ragazzo ora deve solo attendere di sapere che cosa è successo. La vita è la cosa più importante. Io ci sono passato, mi permetto di insistere".

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