Muani subito in gol non basta: Vlahovic ancora fuori nel primo ko di Motta. Così ci perdono tutti
La Juventus cade per la prima volta in questo campionato e la gestione di Dusan Vlahovic resta un argomento di discussione. La gara di Napoli ha segnato il primo ko in bianconero in Serie A per Thiago Motta: le porte dello scudetto, complici i tantissimi pareggi maturati in questo campionato, erano già chiuse da tempo. Ma sedici punti dalla vetta, a nemmeno due terzi della stagione, sono un punto talmente basso da rendere del tutto ininfluenti i segnali incoraggianti visti nel primo tempo del Maradona: a oggi, la Vecchia Signora sarebbe fuori dalla Champions League. Considerando le due gare giocate in più rispetto al terzetto Fiorentina-Bologna-Milan, la Juve è virtualmente più vicina alle sue inseguitrici che alla Lazio che la precede in classifica. E le decisioni dell'allenatore italo-brasiliano, ancora una volta, finiscono sotto la lente di ingrandimento.
La scelta di schierare da titolare Randal Kolo Muani, a pochi giorni dal suo approdo in bianconero, ha pagato, ma solo inizialmente. Tempo sei tocchi del pallone e il francese l'ha spedito in rete. La sua gara, però, è finita sostanzialmente lì, complice l'inevitabile necessità di ambientarsi in un nuovo contesto: gol a parte - non poco, per carità - il 20 che porta sulla maglia ha fatto ben poca paura alla difesa napoletana. E l'avvicendamento con Vlahovic è avvenuto tardissimo: all'82esimo, sperando in una prodezza che non è arrivata.
Al serbo, Motta ha riservato la terza panchina consecutiva, in una gara caratterizzata da una serie di cambi non tutti convincenti: fuori Yildiz e dentro Mbangula, Cambiaso vale 80 milioni ma poi cede spazio a Savona, Conceiçao solo dopo il 2-1 (del Napoli). C'è un fil rouge, nelle soluzioni scelte dall'ex allenatore del Bologna: la sensazione che la sua mano debba contare più dei giocatori, che il sistema venga prima delle qualità individuali. Come se le esigenze del momento si disperdessero sull'altare di un quadro generale, che dopo 22 giornate al massimo si intravede ma di sicuro non soddisfa.
E poi, ma prima di tutto, c'è sempre lui: Dusan Vlahovic, il bomber dal contratto capestro che pesa sui bilanci di Madama. Vi è da dire, in difesa di Motta, che l'ex Fiorentina non si aiuta: gli scampoli di partita rimediati nelle ultime gare si sono trasformati in una lunga serie di controlli e passaggi sbagliati. È come se avessero torto entrambi. Il risultato, però, è sotto gli occhi di tutti. I gol del serbo, che aveva iniziato la stagione a ritmo da potenziale capocannoniere, sono finiti nel dimenticatoio. La classifica della Juve piange: bisogna tornare a Delneri per trovare i bianconeri così indietro a questo punto del campionato. La svalutazione, nel frattempo, prosegue: Vlahovic, con questa gestione, si allontana sempre di più dagli oltre 80 milioni di euro sborsati nel 2022 per portarlo a Torino. Era arrivato per blindare la Champions e diventare il 9 del futuro, del post Cristiano Ronaldo. Oggi fa panchina a Kolo Muani, in prestito per sei mesi - 12 milioni di euro considerando l'intera operazione - per poi dire arrivederci e grazie.