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Lecce, Giampaolo spiega il soprannome 'Maestro': "Ma non mi ci riconosco"

Lecce, Giampaolo spiega il soprannome 'Maestro': "Ma non mi ci riconosco"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 06:15Serie A
di Simone Bernabei

Ai microfoni di Radio Tv Serie A, il tecnico del Lecce Marco Giampaolo ha parlato di tantissimi temi soffermandosi anche sul suo soprannome, 'Maestro':

"Dipende da che accezione si dà al termine, se maestro in senso di rispetto, o maestro perché ti prendono in giro (ride, n.d.r). Probabilmente per le mie caratteristiche, ma non mi sento un maestro, sono un organizzatore di squadre, di collettivo, che non si limita agli 11, ma allargo la sfera a tutti i calciatori che ho sempre allenato affinché ognuno si riconoscesse in un compito, in un ruolo e non ho mai pensato ad un calcio o un’organizzazione individuale, come quella di oggi in Italia. Il fatto di pensare di giocare in un modo collettivo e il dover comunque trasferire dei messaggi, probabilmente ha fatto arrivare a questa definizione, ma io non mi ci sono mai riconosciuto. Ai tempi, ho smesso di giocare molto presto, non avevo forse neanche 30 anni e ho iniziato girare, a guardare gli allenatori dell'epoca, ero rimasto molto affascinato dal grande Milan di Sacchi, ma non avevo mai avuto la possibilità di andarlo a vedere ma conservavo dei vhs e quindi guardavo. Poi all'epoca sono andato a vedere Spalletti, Del Neri - il primo ad essere audace per alcuni principi e concetti, - ed erano gli allenatori di riferimento nel 96/97/98/2000".

Parlare con i calciatori. "Sono aperto al confronto, è stimolante quando un calciatore mi chiede perché è interessante e vuol capire, il mio compito è chiarire un problema, non voglio che i calciatori facciano così con la testa (annuisce, n.d.r) e poi non abbiano capito nulla. Sono aperto al dialogo e al colloquio, la mia porta è sempre aperta. Rispetto al passato, è soggettivo chi vuole chiedere e capire e chi no".

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