Da portiere a ds, Andujar e il 'suo' Banfield: "Sanguinetti, Rivera e altri: che talenti"

Ce lo aveva già raccontato quando era vicino a chiudere la carriera da giocatore, ora il suo nuovo ruolo nel calcio l'ha trovato davvero. Mariano Andujar da pochi mesi è il direttore sportivo del Banfield, una delle principali società argentine che ha scelto di affidarsi alla ricca esperienza del portiere ex Napoli, Catania e Palermo per costruire una rosa giovane e di prospettiva. Un incarico che l'ex Estudiantes ricopre con tanta voglia di far bene, come racconta in esclusiva a Tuttomercatoweb.com: "È bello tornare in questa veste. È un ruolo che mi sono preparato, l’ho cercato e voluto. Mi ha dato questa possibilità il Banfield che è una squadra storica in Argentina, sono felice. Anche perché non avevo alcun legame con loro e qua in Argentina, solitamente, i direttori sportivi sono quelli che hanno giocato nella squadra".
Ci racconta com'è nata questa possibilità?
“Tutto è nato dal cambio di presidente. Quello che c’è qua al Banfield è il più giovane d’Argentina, ha 27 anni soltanto (Matias Mariotto, ndr). È arrivato con la voglia di cambiare tutto, anche il modo di far calcio. Ci siamo visti, abbiamo fatto un paio di chiacchierate e a lui è piaciuto quel che avevo in testa come progetto. Così ha fatto il passo in avanti, che in Argentina non aveva ancora fatto nessuno: portare un direttore sportivo che prima non aveva niente a che fare col Banfield. È stato un passo avanti grandissimo, perché tante volte viene prima il legame con la squadra che la propria capacità. In Italia non funziona così, ad esempio Giuntoli ha fatto Carpi, Napoli e Juventus, qua invece una volta che giochi in una squadra vieni “fedelizzato” e ti vogliono solo lì. Mariotto ha cambiato tutto ciò, ed oggi siamo qui”.
Prosegue sull'attuale esperienza: “I primi mesi sono stati duri. Sono arrivato ad ottobre con il mio team e abbiamo fatto un paio di osservazioni, qualche cambiamento, abbiamo ridotto la rosa di molti giocatori mettendo in campo una squadra molto più giovane di prima. Abbiamo ripreso i rapporti con gli ex giocatori con cui c’era stata qualche frizione, e in classifica siamo lì: abbiamo vinto e perso, ma la squadra dimostra cose buone. È stato un buon inizio”.
Ha giocato con Retegui quando ancora era agli inizi. Ora è il capocannoniere della Serie A.
“Me l’aspettavo. Essere capocannoniere in Italia è difficile, tenersi in forma così nel tempo è dura. Ma conosco Mateo e so quanta voglia ha di fare bene, non mi sorprende infatti. Ha ancora tanto davanti e lavorerà per questo, sono felice per lui. E poi sono contento di Mateo Pellegrino, che ho avuto con me all’Estudiantes. Ora è al Parma, ha fatto doppietta l’altro giorno e sono stato molto contento: anche lui è un grande professionista, sta sempre sul pezzo. Anche lui farà molto bene”.
E c'è un nuovo Retegui ora come ora? O qualche ragazzo in Argentina che è pronto al grande salto?
“Noi ne abbiamo un paio. Questo cambiamento di cui parlavo ci ha portato ad avere diversi giovani che stanno facendo i protagonisti. Ad esempio Sanguinetti è un portiere molto affidabile, ha parato anche due rigori in otto gare. Abbiamo avuto richieste per Rivera, buona mezzala. Ma in Argentina ci sono sempre buoni giocatori, ad esempio all’Estudiantes c’è Palacios, però potrei dirne tanti. Dei nostri consiglierei anche Di Luciano, terzino destro, oltre a quelli detti prima”.
Restando in tema attaccanti, quest'anno Lautaro ha segnato un po' meno. Ma è pur sempre un fattore per l'Inter.
“Dire che ha segnato meno è anche ingeneroso, perché alla fine ha segnato. È un grandissimo attaccante, non c’è niente da dirgli. È tra i più forti in circolazione, non è in discussione proprio. È un giocatore fatto per l’Inter, gliel’ho sentito dire tempo fa e glielo auguro tuttora: disse che voleva rimanere lì a vita, se è il suo desiderio e la società è d'accordo, non può che andare così”.
Veniamo al "suo" Napoli. Che si giocherà lo scudetto fino alla fine.
“Lo spero. Sarà dura, perché c’è l’Inter e anche l’Atalanta sta andando forte. Sarà un finale di campionato molto equilibrato. Speriamo bene per il Napoli, perché la squadra io la vedo bene, pronta a vincere. Ha un portiere che fa la differenza e anche un allenatore, Conte porta punti. In queste ultime giornate, da quel punto di vista, quello della mentalità, è un po’ avanti alle altre”.
Ma la favorita qual è?
“Non so se è l’Inter, è difficile puntare su una perché alla fine sono tre squadre attrezzate per lo scudetto. Napoli e Inter hanno la rosa per lottare per questi traguardi e anche i giocatori pronti”.
Menzionava Giuntoli. La Juventus costruita da lui ha fatto molto discutere finora. Che cosa non è andato a Torino quest'anno?
“Non mi permetterei mai di parlare male di un direttore sportivo della sua esperienza, oltretutto ho un bel rapporto con lui. Quando una squadra non raggiunge traguardi non c’è un solo colpevole, ci sono più colpevoli o episodi chiave. Non sono dentro la Juve, non so come lavora Motta e cosa possa essere successo. Ma quando non si arriva agli obiettivi non si può puntare il dito contro una persona sola”.
Infine Soulé, prospetto della Seleccion. A Roma piano piano sta venendo fuori.
“Non ci ho mai giocato contro perché è molto più giovane di me, ma è il futuro dell’Argentina senza dubbio. Se c’è una cosa che ha fatto sempre molto bene Scaloni è stata portare i giovani in prima squadra ma piano, col tempo giusto. È stato un grande lavoro da parte sua, infilare i giovani così li ha fatti crescere via via, con le nostre stelle”.
