Belahyane: "Amo la pazienza, ma di più giocare. Il Verona mi seguiva da un po'"
Reda Belahyane, in una lunga intervista a Repubblica, parla della sua carriera e non solo: "Con Dembélé del Torino e Da Cunha del Como ci conosciamo da bambini e sono gli unici di cui ho la maglia. Di solito non la chiedo neanche a chi ho ammirato, tipo Lobotka e Nico Paz".
Cosa ha di speciale la periferia di Parigi?
"Ha che il calcio è uno dei pochi modi per uscirne. E si gioca ancora per strada. A 9 anni ero già in una squadra, ma non ho mai smesso di giocare con gli amici: correvo dietro al pallone dalle 10 del mattino alle 11 di sera. Il calcio da marciapiede rimane una scuola straordinaria, certi trucchi li puoi imparare solo lì".
Dopo le giovanili nella Francia, a ottobre ha esordito nel Marocco: perché non ha aspettato i Bleus?
"Perché sono marocchino di sangue, cultura, famiglia, radici, adoro il cibo marocchino e il mio sogno è sempre stato giocare nel Marocco".
Perché il Nizza l’ha lasciata andare via?
"Ho avuto una discussione con il ds, mi ha detto che non avevo speranze di giocare. L’allenatore era Farioli, che mi ha chiesto di avere pazienza perché i titolari a centrocampo li aveva, ma io l’ho avvertito come un tappo alla mia crescita".
Lei non è un tipo paziente.
"Amo la pazienza, ma di più giocare. Il Verona mi seguiva da un po’, il progetto mi è piaciuto subito e Zanetti mi dà fiducia e mi parla tanto. La serie A, poi, è più complicata della Ligue 1, ci sono tanti campioni: sfidarli mi aiuterà a crescere, così come allenarmi con i miei compagni Serdar, Duda e Dani Silva".