Mario Corso, il genio della Grande Inter che disegnava una foglia morta con il sinistro
"Il piede sinistro di Dio", ante Maradona certamente, era quello di un veronese nato nel 1941 e morto nel 2020, dopo giorni di ricovero in ospedale. Perché Mario Corso ha lasciato la Terra il 20 giugno del 2020, dopo che era apparso appunto il 25 agosto di 79 anni prima. Era uno dei campioni, uno dei più celebrati peraltro, della Grande Inter di Helenio Herrera, quella che vinse tutto negli anni sessanta. Champions, Scudetto, sempre con uno stile inconfondibile, con un mancino magico, antesignano appunto di quelli che verranno più tardi.
Era un trequartista che non amava correre. Anche perché probabilmente non gli serviva, con il sinistro che aveva. Sui calci piazzati cercava e trovava spesso l'angolino, calciando a foglia morta, con il pallone che sale sopra la barriera per poi scendere al di là di questa, imparabile per il portiere che non l'ha vista partire. Massimo Moratti, dopo la sua morte, disse: "Mario era l'unico calciatore che Pelé dichiaratamente avrebbe voluto nel suo Brasile: questo per far capire ai giovani la portata della classe del mio amico"
Gli anni sessanta di Mario Corso sono stati tutti dall'Inter. Alla fine le stagioni furono 16, dal 1957 al 1973 per poi concludere nel Genoa. Quattro campionati, Due Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali. Nel curriculum anche una stagione da allenatore, a metà degli anni ottanta, ma forse preferiva calciare le punizioni invece che batterle. Oggi Mario Corso avrebbe compiuto 82 anni.