Luis Enrique, 10 titoli da calciatore e 9 da allenatore. Nel 2019 la tragedia più grande

Dieci titoli da giocatore, nove titoli da allenatore. Luis Enrique, nato l'8 maggio 1970, è da circa 30 anni uno dei più importanti personaggi del calcio spagnolo. Negli anni '90 ha costruito la sua carriera con le maglia di Real Madrid e poi Barcellona. Dal 2010 in poi, ha dato vita a una carriera da allenatore che ha coinvolto anche l'Italia, con una stagione alla guida della Roma.
Trequartista, Luis Enrique è cresciuto nel settore giovanile dello Sporting Gijon per poi trasferirsi nel 1991 al Real Madrid per tre miliardi di lire, dopo aver già fatto il suo esordio con la maglia delle furie rosse. Con i blancos vincerà una Coppa di Spagna, una Supercoppa e poi una Liga. Successi e gol che non gli valsero il rinnovo del contratto: l'allora presidente del Real Madrid Lorenzo Sanz decise di lasciarlo andare via a scadenza e Luis Enrique, a quel punto, firmò coi rivali del Barcellona. Per vincere come e più di prima: in Catalogna già al primo anno sotto la guida di Bobby Robson segna 17 gol e vince la Supercoppa di Spagna, la Coppa del Re e la Coppa delle Coppe. Segna ancor di più nella stagione successiva, agli ordini dell'olandese Louis van Gaal, portando a casa tre trofei: Liga, Coppa del Re e Supercoppa Europea. Resta al Barcellona fino al 2004, vestendo a lungo la fascia di Capitano.
Conclusa la carriera da calciatore nel 2004, inizia quella da allenatore nella cantera del Barcellona. Arriva ad allenare la squadra B nel 2008 e dopo tre anni lascia la Catalogna per dire sì alla Roma. Nella Capitale durerà solo un anno, salvo poi ripartire nel 2013 alla guida del Celta Vigo. Una buona stagione in Galizia gli vale la chiamata del Barcellona, questa volta per allenare la squadra A dopo la stagione con Gerardo Martino. Vince subito il Triplete per un totale di nove titoli in tre stagioni.
Il 9 luglio 2018 viene nominato commissario tecnico della nazionale spagnola di calcio, ruoli che ricoprirà fino a 19 giugno 2019 quando si dimette per gravi motivi personali. Si scoprirà un paio di mesi più tardi che il motivo delle dimissioni erano le condizioni di salute di sua figlia Xana, morta a 9 anni - il 29 agosto 2019 - a causa di un tumore alle ossa. Il 19 novembre 2019 torna sulla panchina della nazionale, ruolo che ha ricoperto fino all'ultimo Mondiale in Qatar.
