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24 Gennaio 1968, nasceva Giovanni Stroppa

24 Gennaio 1968, nasceva Giovanni StroppaTUTTO mercato WEB
© foto di Tommaso Sabino/TuttoLegaPro.com
venerdì 24 gennaio 2025, 09:41Nato Oggi...
di Redazione TMW
fonte Vincenzo Pastore per FILIPPOGALLI.COM

Gran fortuna aver tifato Milan negli anni della mia infanzia, me lo ripeto spesso. Il milanista era un tifoso privilegiato, che poteva gioire per imprese fuori dal comune, vittorie che hanno segnato un’epoca del calcio mondiale.Tra i successi più importanti vanno senza dubbio ricordate le due Coppe Intercontinentali conquistate a Tokyo, partite che all’epoca si guardavano all’alba in virtù del fuso orario. Con l’Atletico Nacional de Medellín, ben messo in campo da Francisco Maturana, fu una partita scorbutica, nervosa, decisa dal calcio di punizione di Chicco Evani a ridosso del fischio finale.

Altra storia fu la finale del 1990 contro il Club Olimpia Asunción.

Un Milan brillante schiantò i paraguaiani per tre a zero, con i Tre Tulipani sugli scudi. Frank Rijkaard, l’uomo di Vienna, segnò una doppietta, van Basten colpì due legni, mentre Ruud Gullit, in gran spolvero e risparmiato da guai fisici, fornì l’assist per il vantaggio. Ad intervallare il marchio arancione sul tabellino finale, in una sorta di quartus in trinitade, ci pensò Giovannino Stroppa, prodotto del vivaio rossonero, che realizzò la rete per la quale tutti i tifosi milanisti ancora oggi lo ricordano con grande affetto.

Di origini umili, figlio di una famiglia che possedeva una quarantina di mucche, mosse i primi passi nella squadra locale del Mulazzano dove allenava suo cugino e dove militava anche suo fratello Gigi. È cresciuto con il mito dei tunnel di Beccalossi e con i colpi di genio di Le Roi Platini. Nonostante il fisico da mingherlino, per il quale meritò il soprannome di Giovannino, venne notato da Francesco Sacchi, cognome omen verrebbe da dire, che lo portò nelle giovanili del Milan. Ad un certo punto provò nausea per gli allenamenti e, come disse una volta in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, preferì l’oratorio al Milan. I signori del Milan, però, ci avevano visto lungo e così gli consigliarono di tenersi la borsa, casomai avesse cambiato idea.

Ci ripensò, infatti.

In Primavera fu allenato da Fabio Capello, prima di passare al Monza dove si fece le ossa e saggiò sulla sua pelle la durezza delle serie minori, senza paura: «Fino alla Primavera avevo giocato con i calzettoni arrotolati, a Monza, dopo i primi segni sugli stinchi, imparai a tirarli su e a metterci dentro i parastinchi. Lì si giocava per la pagnotta non per il tunnel. Bravo anche Frosio a farmelo capire.»(Fonte Gazzetta dello Sport).

Il ragazzo cresceva bene e fu considerato tra i talenti più importanti del calcio italiano. Fu allora l’altro Sacchi, quello più celeberrimo, a portarlo al Milan assieme a Stefano Borgonovo. Approfittando dell’infortunio di Roberto Donadoni, esordì a ventuno anni in Coppa Italia contro il Parma e bagnò con gol la prima in A contro il Cesena, un tiro da quasi trenta metri che lasciò impietrito Sebastiano Rossi. Per Stroppa fu una partita a tutto tondo.

Gli esordi sono sempre stati per lui speciali: gol al sesto minuto in campionato, gol dopo otto minuti alla prima partita in Coppa dei Campioni contro l’Helsinki (4-0) a San Siro. L’1 a 0 per il Diavolo, che quel giorno andò in campo con il cosiddetto Milan Due, fu una sassata da fuori area che non lasciò scampo al povero portiere finlandese. Il secondo gol in campionato arrivò contro l’Ascoli: fu il momentaneo pareggio nel 2 a 1 finale della ventisettesima giornata.

Nel biennio 1989-1991 il calciatore lombardo giocò trentacinque partite segnando quattro gol, tra i quali quello del successo in Coppa Intercontinentale contro l’Olimpia. Nessun rimpianto per quegli anni in rossonero dove riuscì a ritagliarsi comunque il suo spazio: «Le occasioni che ho avuto le ho sfruttate. Ma quello era un super – Milan che su 20 giocatori poteva permettersi 18 campioni già belli e fatti. Era giusto andar via.»

Stroppa arrivò nella Lazio di Sergio Cragnotti che cercava di far uscire il club dall’anonimato che aveva contrassegnato i biancocelesti dopo la stagione scudettata del 1974. Lì soffrì la concorrenza di Thomas Doll e Giovannino, che ha affrontato sempre con filosofia e senza paura le cose della vita, se ne fece una ragione e andò dal patron Cragnotti a chiedere la cessione.

Fu il Foggia di Casillo e Pavone ad acquistarlo e l’arrivo a Zemanlandia fu forse uno dei momenti più alti della sua carriera. Con Zeman arrivarono ottime prestazioni e un piazzamento UEFA sfiorato per poco. Sacchi lo convocò in Nazionale con la quale debuttò il 13 ottobre 1993 nella sfida di qualificazione ai Mondiali statunitensi contro la Scozia (3-1). Quattro in totale le presenze, l’ultima a Stoccarda in amichevole contro la Germania, partita che coincise anche con il canto del cigno di Roberto Mancini in azzurro.

La speranza di andare negli States per giocare la Coppa del Mondo svanì a Paullo, lungo le rive del fiume dove era solito andare a correre. In cuor suo già sapeva che Sacchi avrebbe scelto altri al suo posto. D’altra parte era quella una Nazionale fortissima e piena di talento.

Nella stagione 1994/1995 tornò nelle file rossonere.

Stagione complessa quella a causa di una bronchite asmatica che lo tenne fuori per ben tre mesi. Gol in Champions League contro il Salisburgo, inutile in virtù della sconfitta a tavolino a causa di una bottiglietta proveniente dagli spalti che colpì il portiere Konrad. Un gol in Coppa Italia contro il Palermo e altri tre in campionato, tra cui l’inutile gol nel derby del 15 aprile 1995 (1-3), furono il bottino di una stagione interlocutoria per lui e per la squadra .

Intanto, con gli arrivi di Roberto Baggio e Weah, la concorrenza a Milano divenne troppa.

Inevitabile allora la separazione a fine stagione.

Stroppa scelse Udine, un’esperienza segnata da due terribili infortuni. Il primo, un incidente d’auto avvenuto poco prima dell’inizio della stagione 1995/1996. Il secondo, in campo, alla prima giornata della stagione successiva, dove si ruppe il perone, conseguenza di un terribile fallo commesso da Salvatore Fresi, il quale gli porse subito le sue scuse nel dopogara. Importante fu il passaggio a Piacenza, squadra con la quale giocò buone stagioni e riuscì ad ottenere importanti salvezze. Brescia fu la successiva tappa, in serie B, alle dipendenze di Nedo Sonetti, in una squadra dall’ottimo tasso tecnico, costituita da giocatori del calibro di Filippo Galli, Dario Hubner e dei fratelli Filippini. Dopo un paio di stagioni al Genoa, seguì Zeman ad Avellino, dopo una stagione con l’Alzano Virescit, e fece ritorno a Foggia nella stagione 2004/2005.

Chiuse la carriera al Chiari dove giocò da rifinitore dietro la punta Dario Hubner.

Disse una volta di essere così impastato di zona e dagli insegnamenti dei grandi maestri della panchina da profettizzare un futuro inevitabile da allenatore.

Così è stato.

Importante la sua carriera da tecnico che è iniziata nelle giovanili del Milan fino ad arrivare alla Primavera, con cui vinse la Coppa Italia di categoria battendo in finale il Palermo con la gara di ritorno che si giocò a San Siro. Successivamente ha allenato Sudtirol, Pescara e Spezia.

Nella stagione 2016/2017 ha riportato il Foggia in Serie B e conquistato la Supercoppa di Lega Pro, imprese che gli sono valse il riconoscimento da parte della FIGC del premio “La Panchina d’oro”.

Nel 2018/2019 passa al Crotone che, la stagione successiva, condurrà in Serie A.

Nel 2021/2022 con il Monza ottiene la storica promozione in Serie A vincendo i play-off contro il Pisa.

Attualmente allena la Cremonese in Serie B.

Con il Milan Giovannino Stroppa ha vinto una Coppa dei Campioni (1990), due Coppe Intercontinentali (1989,1990), tre Supercoppe Europee(1989,1990,1994).

Resterà per sempre indelebile il ricordo del suo gol segnato nelle prime ore (italiane) di una domenica di dicembre, divenuta per tutti i tifosi rossoneri speciale.

La rete che ci riconfermò sul tetto del mondo.

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