Spendere (e tanto) nonostante l'enorme debito. Come fa il Barça a permettersi Lewandowski?
A oggi nel saldo spese/entrate del mercato la squadra più spendacciona di tutte è il nuovo Chelsea di Todd Boehly, con gli acquisti di Raheem Sterling e Kalidou Koulibaly. Lista della spesa destinata a salire nelle prossime settimane. Completano il podio l'Arsenal, anch'esso attivo in fase di ricostruzione e il Real Madrid, che si è limitato al solo Tchouameni che basta e avanza. Al quarto posto sorprende la presenza del Barcellona che a fronte di 25 milioni incassati, quasi tutti dalla cessione di Philippe Coutinho all'Aston Villa, ne ha spesi ben 103 aggiungendo in rosa Raphinha (58 milioni) e Lewandowski (45). E non è finita qui, considerando che il club potrebbe fare altri investimenti in difesa e magari anche a centrocampo, in caso di cessione di Frenkie de Jong. Ma come è possibile tutto ciò, considerando un debito stimato sul miliardo e 300 milioni di euro?
Nei limiti salariali imposti lo scorso marzo da LaLiga l'unica società col segno meno è il Barcellona: -144.35 milioni. A cui va aggiunta un monte ingaggi di 560 milioni. In definitiva per essere in pari servono oltre 700 milioni in entrata. Per questo a oggi i nuovi acquisti non potrebbero essere iscritti a LaLiga, sforando di fatto i parametri imposti. Necessarie le plusvalenze, e non a caso il club sta cercando di convincere De Jong ad andare al Manchester United e altre entrate.
LE LEVE ECONOMICHE - Provvidenziale l'accordo col fondo Sixth Street per la cessione del 10% dei diritti tv per i prossimi 25 anni. Allo stato attuale il Barcellona incassa dai diritti tv 166 milioni l'anno e l'accordo è: ricevere dal fondo 207.5 milioni subito rinunciando ogni anno a 16.6 milioni, che se l'accordo tv non dovesse cambiare significa rinunciare sul lungo periodo a 415 milioni. In definitiva una sorta di prestito con un tasso piuttosto alto. L'attivazione della leva finanziaria lo scorso 30 giugno ha permesso di sistemare il bilancio 2021/22 andando addirittura in attivo e incominciando a ridurre il debito totale. La seconda leva dovrebbe essere attivata mercoledì: 320-330 milioni subito a fronte di una cessione di un altro 15% dei diritti televisivi per i prossimi 25 anni. In questo modo.
LE SPONSORIZZAZIONI - Un'altra entrata importante è data dall'accordo di sponsorizzazione con Spotify. Il servizio di musica in streaming verserà 435 milioni nelle casse societarie così suddivisi: 5 milioni di euro a stagione nei quattro anni in cui vi saranno i lavori di ristrutturazione dello stadio, che dureranno 4 anni. E 20 milioni l'anno per i restanti 8. Un totale di 180 milioni ai quali si aggiungono i 255 milioni assicurati per la sponsorizzazione delle maglie.
MERCHANDISING - Qui siamo sul campo delle ipotesi, poiché ancora nulla è definito. Ma il club per ottenere soldi freschi nel minor tempo possibile ha pensato di vendere il 49,9% delle quote della Barça Licensing & Merchandise (BLM), ossia la società creata per commercializzare il brand Barcellona. L'introito potenziale si aggira sui 300 milioni e non è da escludere un'ulteriore cessione dei diritti tv (15%) alla Sixth Street.
GLI AIUTI DA LALIGA - Vi è una norma speciale per le società in difficoltà che si applica quando un club supera la massa salariale stabilita da LaLiga, ossia quella dell'uno per quattro. Nello specifico: se il Barcellona vende un giocatore per 100 milioni, ne potrà investire solo 25 per prenderne uno nuovo. E se il Barça risparmia 10 milioni di uno stipendio, potrà utilizzarne 2,5 milioni per un altro. Nel caso il Barcellona dovesse riuscire a dimostrare che quanto incasserà sarà pari al tetto salariale esistente, potrà tornare a investire in proporzione 1:1. Da qui intanto la cessione di Lenglet, il taglio agli ingaggi, la ricerca disperata di piazzare Umtiti e monetizzare da De Jong. In caso contrario il rischio è quello di non poter iscrivere in tempo per il campionato i nuovi acquisti.