Eriksen è il simbolo di un mercato più fermo che mai
Quanto costava Christian Eriksen nell'estate del 2019, quando il suo Tottenham era arrivato fino alla finale di Champions League, trascinato dal suo campione principe? C'era stata un'offerta importante da parte del Real Madrid, ma il tira e molla con il patron Levy era stato dei peggiori, tanto da convincere il presidente ad aspettare un anno e farlo andare via a parametro zero. Poi, nell'inverno del 2020, Giuseppe Marotta riesce a tirare fuori dal cilindro il colpo da 90, uno dei migliori trequartisti del globo che sei mesi prima aveva portato di forza, con Son, Kane e Llorente (per dare i giusti meriti), gli Spurs alla prima finale. Venti milioni sarebbero stati una bazzecola, anche con uno stipendio molto alto.
La pandemia ha cambiato tutto. Ma anche la valutazione e la gestione di Antonio Conte di un patrimonio tecnico straordinario. Se è vero che l'Inter sta facendo cose mirabolanti in campionato, non si può non notare l'eliminazione in Champions League, seconda volta di fila, anche con Lukaku, Eriksen, Vidal e compagnia. Il fatto che non siano ancora arrivate offerte - tranne una del West Ham, in prestito - è chiaro. Eriksen si è completamente svalutato e rischia di non essere venduto. Non c'è equilibrio, nel calcio, e non solo da parte dei giornalisti.
Rimane un problema. Il mercato è fermissimo, ci saranno scambi, prestiti (e quasi mai con obbligo di riscatto) e soldi che non esistono più. Serviranno anni per recuperare. E non sarà semplice.