Chelsea, il presidente Boehly nel mirino dei suoi tifosi: richiesta un'indagine alla Premier

E guerra sia. Tra i tifosi del Chelsea e Todd Boehly, co-proprietario e presidente del club londinese, non scorre buon sangue da tempo ormai, ma dall’Inghilterra arrivano novità interessanti in merito. Come riportato dal tabloid Daily Mail, il Chelsea Supporters’ Trust (CST), la più grande associazione di tifosi dei Blues, ha contattato l’amministratore delegato della Premier League - Richard Masters - per chiedere di indagare sul business di Boehly con il sito di rivendita di biglietti Vivid Seats, che è già stato dichiarato illegale dalle stesse autorità britanniche.
Una questione per cui più volte a Boehly è stato richiesto di fare luce e che potrebbe comportare delle conseguenze negative allo stesso Chelsea. Tuttavia dall'imprenditore statunitense non sono arrivate risposte in merito. La piattaforma citata (Vivid Seats) rivende biglietti delle partite di Premier League, inclusi quelli del Chelsea, sui mercati esteri come quello degli USA.
Un comportamento "totalmente inappropriato", scrive il CST, che "mina significativamente" i tentativi del Chelsea e di altri club inglesi di ridurre il problema del bagarinaggio. L'intreccio d'affari è compromettente visto che Vivid Seats è un portale con sede negli Stati Uniti di cui Boehly è sia investitore che direttore, menzionato nella lista della Premier League come uno dei "siti di vendita di biglietti non autorizzati". Prezzi alle stelle o comunque superiori alla norma: "Il CST crede fermamente che sia giunto il momento che la Premier League agisca e indaghi", ha scritto la community di tifosi del Chelsea.
Intanto è arrivato l'appoggio della FA (Football Association): "La Football Supporters’ Association sostiene pienamente i punti sollevati dai nostri membri del Chelsea Supporters’ Trust. È assolutamente chiaro che la Premier League deve agire. Club, gruppi di tifosi, la polizia e la stessa Premier League hanno lavorato duramente negli ultimi anni per combattere il bagarinaggio. Non c’è alcuna scusa per il coinvolgimento di un proprietario di club in tale attività".
