Fabio Poli: "Lazio e Bologna grandi amori. E quel fattaccio con Schillaci"
Il 5 luglio 1987 la Lazio evita la serie C grazie al gol di Fabio Poli contro il Campobasso negli spareggi a Napoli. Un eroe per i tifosi biancocelesti, che hanno visto il baratro ma che sono stati salvati da quella rete del calciatore di San Benedetto Val di Sambro, che poi però passò al Bologna, per raggiungere quella Serie A tanto sognata.
Era pronto per spiccare il volo Poli, ma due infortuni gravi al ginocchio lo frenarono sul più bello. Poi un litigio con Totò Schillaci alla fine di un Bologna-Juventus del 1990 (Schillaci gli disse: "Sei rovinato, ti faccio sparare in bocca"), dove lui in realtà era quello danneggiato. E di colpo nessuna squadra lo cercò più. E allora dai 30 ai 50 anni ha sfogato la sua passione in tutti i campionati minori possibili. Tanto che oggi ha ancora il record di aver segnato in qualsiasi torneo italiano dalla A alla Terza Categoria, e pure negli Amatori.
A raccontare la sua vicenda a "Storie di Calcio" a TMW Radio è lo stesso ex calciatore: "Bologna è la mia squadra del cuore, è stato bello giocare al Dall'Ara. Ho però fatto due stagioni con la Lazio. La prima fu complicatissima, piena di infortuni e problemi societari. Chinaglia per me è stato un padre, mi ha preso dal Cagliari, mi ha coccolato, ma fu un'annata complicata. L'anno dopo però ci fu la salvezza col Campobasso. Quegli spareggi a Napoli? Arrivammo quasi senza benzina, passammo perché eravamo più forti. E poi un grazie ai tifosi, che furono straordinari. Fascetti è stato un grande, anche se abbiamo avuto qualche problema. Litigammo davvero, rimasi calmo e non reagii, però dopo abbiamo risolto tutto. La cessione? Pensavo che dopo quello che avevo fatto di poter fare ancora un anno. Fui pagato tanti soldi, ero in debito con la società, ma ero destinato a fare panchina. Ci furono spinte dalla società per mandarmi via a tutti i costi. Passai al Bologna, la squadra del mio cuore, che giocava un calcio bellissimo con Maifredi. La lite con Schillaci? Mi disse una frase forte. A fine partita mi ricordo che mi parlò in siciliano e io gli feci uno sberleffo con una mano. Lui disse che gli avevo dato un pugno, reagì in modo brusco e mi disse davanti a tutti una frase che non dimenticherò. Uscì sui giornali, mi fecero passare come uno che non doveva permettersi di reagire contro Schillaci. Alla fine pagai solo io. Al processo sportivo fu negato tutto, io fui squalificato, lui non disse la verità e mi arrabbiai. L'ho rincontrato in altre situazioni, ma non ho mai reagito. Ho finito di giocare tra i professionisti a 30 anni per quell'episodio. Qualcuno ha grandi colpe per questo. Da allora non l'ho mai perdonato, lui così come la Juventus. L'anno prima di quell'episodio potevo andare alla Juve con Maifredi ma mi ruppi il ginocchio. Ora sono in pensione, vivo nel mio paesino e sono lontano dal mondo del calcio".