Romeo Benetti: un "Maultier" in mezzo al campo
Ultimo di otto fratelli, i genitori diedero il nome di Romeo a lui e quello di Giulietta alla gemella.
Anche il fratello Bruno è stato un calciatore.
Si trasferì quindi con la famiglia a Bolzano, ma rimase in collegio a Venezia fra gli 8 e i 16 anni; il suo primo lavoro fu quello di tipografo.
In tempi più recenti si è stabilito a Leivi.
Mario Sconcerti scrisse di lui:
Benetti era un giocatore duro, completo. Uno strano tipo di cattivo. Non era scorretto, prendeva e dava, solo che il suo temperamento gli permetteva di dare molto più che prendere.
Romeo Benetti passò dalla Samp al Milan nel 70/71, dopo aver disputato una grande stagione in blucerchiato.
Pur di averlo Nereo Rocco si privò del mitico Giovanni Lodetti, che fino a quel momento era stato il fedele luogotenente di Gianni Rivera, con cui vinse tutto in Italia ed all'estero.
Buoni i risultati ottenuti da Benetti in rossonero: 2 Coppe Italia ed 1 Coppa delle Coppe, una finale persa sempre in Coppa delle Coppe e 3 secondi posti in campionato che potevano diventare qualcosa di più...con il Milan poi Benetti conquistò anche il posto di titolare in Nazionale, dove divenne un perno inamovibile.
Il Milan lo scambiò con Fabio Capello che era indiscutibilmente leader della Juventus e della Nazionale.
Era un panzer duro, a volte cattivo, però indubbiamente dotato di grandi doti agonistiche e caratteriali; possedeva poi un tiro potente e preciso, con cui spesso segnò reti decisive: uno così era sempre meglio averlo dalla propria parte.
Emblematica la scena contro l'Atletico Bilbao, finale coppa uefa, col pallone in mano attorniato dagli avversari che non osavano avvicinarsi troppo...
Tra gli altri pareri, il giornalista Gianni Brera gli diede il soprannome di Maultier, riferito ai cingolati dell'esercito tedesco nella seconda guerra mondiale; l'altro giornalista Angelo Rovelli lo definì "impavido e roccioso"; infine l'allenatore ed ex commissario tecnico azzurro Gian Piero Ventura lo inserì a posteriori come regista arretrato nella sua nazionale italiana ideale di tutti i tempi.
LA CARRIERA IN AZZURRO:
Il commissario tecnico Ferruccio Valcareggi lo fece esordire in nazionale il 25 settembre 1971, a 26 anni, subentrando a De Sisti nell'amichevole contro il Messico.
Divenne presto titolare e vi rimase quasi ininterrottamente per i nove anni successivi.
Nelle qualificazioni al campionato d'Europa 1972 prese parte al ritorno dei quarti di finale contro il Belgio, che vide gli Azzurri sconfitti per 2-1 ed eliminati. Giocò tutte e tre le partite disputate dall'Italia al campionato del mondo 1974 in Germania Ovest, terminato con l'eliminazione al primo turno dopo la sconfitta contro la Polonia.
Con Zoff, Facchetti, Bellugi e Causio fu tra i pochi elementi di quel gruppo a essere confermati dal nuovo selezionatore Fulvio Bernardini per il successivo corso della nazionale.
Nella difficile fase del rinnovamento disputò tre dei sei incontri validi per le qualificazioni al campionato d'Europa 1976, al quale l'Italia non si qualificò dopo essere arrivata terza nel girone vinto dai Paesi Bassi.
Fu sotto la gestione di Enzo Bearzot che Benetti offrì il meglio di sé in maglia azzurra; realizzò il suo primo gol in nazionale l'8 giugno 1977 in una partita di qualificazione mondiale vinta 3-0 contro la Finlandia a Helsinki.
In particolare, al campionato del mondo 1978 in Argentina fu una delle colonne dell'Italia che espresse grande gioco e si vide eliminata solo nel girone di semifinale, tra molte recriminazioni, dall'Olanda (2-1).
Nel mundial argentino realizzò anche un gol nella gara del primo girone vinta per 3-1 contro l'Ungheria a Mar del Plata.
Prese parte anche al campionato d'Europa 1980 ospitato dall'Italia e qui disputò la sua ultima gara in nazionale, il 18 giugno 1980 a Napoli, nella finale per il 3º posto contro la Cecoslovacchia, in cui realizzò anche uno dei rigori della serie finale che vide la sconfitta degli Azzurri.
Chiuse la carriera in azzurro collezionando 55 presenze e 2 gol, e vestendo la fascia di capitano in due occasioni.