Non chiamatelo "miracolo". Dietro l'Albenga, un progetto preciso: parla Cosenza
"Ad aprile, seppur senza troppa pubblicità, abbiamo rilevato il club, contribuendo poi alla vittoria del campionato di Eccellenza, e da quel momento è iniziato un celere e minuzioso lavoro di riorganizzazione societaria, per allestirci nel miglior modo possibile per la Serie D. Non è stato tutto facile, da neo promossa abbiamo preso tante porte in faccia, diversi profili non hanno creduto nel nostro progetto, ma noi ci siamo concentrata sul cercare chi davvero aveva fame o voglia di rivalsa, ed elementi come capitan Venneri ci hanno aiutato a dare un riscontro tangibile a quando stavamo facendo. Siamo ambiziosi": così, in esclusiva ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com, il presidente dell'Albenga Santi Cosenza.
Che analizza poi il cammino dei suoi, predicando calma: "Ho da subito detto che per questo anno la nostra priorità è la salvezza, una volta raggiunta quella vedremo poi di divertirci, ma le due vittorie consecutive negli ultimi due turni non devono farci montare la testa. Serve tenere i piedi ben saldi a terra e ricordarci che ogni domenica è una battaglia. Per quanto poi una neo promossa, soprattutto ai nastri di partenza, valga esattamente come le altre".
I risultati però sono dalla vostra. Una sola sconfitta in 6 giornate, e importanti punti contro big come Alcione, Vado, RG Ticino...
"Paradossalmente è stato forse più facile incontrarsi con le favorite del girone, il calendario sulla carta ci sembrava ostico, tanto che credevo che il nostro campionato potesse iniziare nelle ultime due gare giocate, ma il mister è molto bravo a leggere i match, e la squadra ha risposto ottimamente. Ma del resto quando si crea gruppo tutto è più facile, e su questo sto puntando molto. Ovviamente i risultati mi fanno felice, ma ripeto, piedi per terra, siamo a -4 dalla vetta ma +2 dalla quartultima".
Il Sestri Levante, però, da non favorito la C l'ha ottenuta. Vi ispirate ai vostri corregionali?
"Per carattere, non mi ispiro mai a nessuno, solo a messo, non mi piace copiare. Posso però dire che mi ispiro al modello inglese, del Manchester a esempio, per le giovanili, e infatti mi piacerebbe creare un progetto di affiliazione con un club straniero: dobbiamo riconoscere che in Europa sono molto più avanti di noi su tanti aspetti. Non solo, gli errori commessi a Messina mi hanno insegnato tanto su come poter gestire un club".
Pensa che inizialmente, sul suo progetto, abbia pesato quando accaduto in Sicilia?
"È stata un'esperienza negativa, e per far capire che ormai da anni non ho più contatti con chi allora era nel club ho dovuto indire una conferenza stampa. Ma dal negativo, si estrapola sempre qualcosa di positivo, perché sono situazioni che servono per imparare, ho ora un'idea di calcio diversa, per me questa è un po' anche una rivalsa. Mi farebbe molto piacere che un domani, chi non rimarrà ad Albenga, sia dispiaciuto, perché i rapporti umani e la gestione sono la miglior pubblicità che ci si possa fare. E anche adesso stiamo già analizzando gli errori commessi, per migliorarci il prossimo anno".
A proposito del futuro, c'è la questione stadio. Come procede il rapporto con l'amministrazione comunale?
"Come è noto, sono fitti i dialoghi con l'amministrazione comunale perché vorremmo la gestione del "Riva" per apportare a nostre spese migliorie che mi rendo conto siano onerose per un comune che deve gestire un'intera città e ha altre priorità. Vorremmo però degli spogliatoi sul modello inglese, altri campi di allenamento da far utilizzare anche ai ragazzi, una sorta di piccolo centro sportivo: il mio sogno è un piccolo Novarello, e ho già dato mandato al Dott. Leonardo Limatola per questo progetto. Sia chiaro, lo stadio poi rimarrà ad Albenga e all'Albenga, a prescindere ad tutto, ma vorremmo divenire un fiore all'occhiello della Liguria".
Progetto quindi a lungo termine?
"Abbiamo un programma di almeno 10 anni, ma non voglio far proclami, solo realizzare quello che ho in mente. E parlare poi dopo. Il calcio è sì un'azienda, ma lo voglio anche come una famiglia per trasparenza. Solo così si può lavorare bene".