Esciua rompe il silenzio: "Non meritavo bombe carta sotto l'hotel. Ma porto il Livorno in B"
Un'altra annata deludente per il Livorno, che non solo non ha centrato la promozione in Serie C, ma non è neppure approdato in finale playoff di Serie D: il tutto nonostante i proclami che già dal suo arrivo in terra labronica sta facendo patron Joel Esciua, che da subito aveva parlato di Serie B. Ma a margine del campionato, il silenzio assordante, interrotto solo da qualche rumors circa la probabile cessione del club.
E rotto definitivamente adesso dall'imprenditore brasiliano, che attraverso i canali ufficiali del club, ha scritto quanto segue:
"Mai un silenzio fu più chiacchierato! Questo potrebbe essere il titolo che meglio racconta le mie ultime settimane a Livorno. Sono stati giorni difficili i miei, giorni nei quali ho fatto decantare la delusione per un campionato finito in maniera diversa rispetto agli auspici e nei quali ho riflettuto molto sui miei errori che, per esser sincero, non sono stati pochi. Certo la domanda mi sorge spontanea: sono stati tanto gravi i miei errori da meritare 2 bombe carta sotto l’hotel dove alloggio? E mi chiedo ancora: possibile che nessuno si sia premurato di stigmatizzare gesti così gravi in una città da sempre non violenta come Livorno? Questa mancata presa di posizione è grave quanto l’atto in sé perché rischia di far passare un messaggio inquietante.
Ora però è tempo di reagire, far tesoro di quanto è accaduto e organizzarsi per affrontare il prossimo futuro con una migliore organizzazione, sia sportiva che extrasportiva, che ci consenta di rispettare i programmi, ovvero centrare la Serie B entro i prossimi quattro anni. E posso garantire che un minuto dopo la gara di Grosseto ero già al lavoro per conseguire i miei obiettivi che non cambiano di una virgola.
A qualcuno potrebbe sembrare paradossale pensare a programmi a medio termine quando si fa un gran parlare di quella che in gergo finanziario potrei definire ‘Opa ostile’. Tutto voglio fare oggi fuorché farmi attirare all’interno di una bagarre che rischia di farmi perdere lucidità ma alcune precisazioni per me sono obbligatorie:
• Leggo di PEC con offerte corredate da assegni depositati presso uno studio notarile cittadino. Sfortunatamente a me non è mai arrivato alcunché.
A casa mia funziona che quando si vuole comprare qualcosa, ci si approccia al proprietario, si sonda la disponibilità a vendere, si avanza un’offerta e, solo in caso di accordo, si comunica tramite i media.
A casa dei signori di cui leggo invece pare che funzioni diversamente. Leggo che una proposta ufficiale dovrebbe arrivare in giornata, a poche ore dalla convention del Goldoni, bene ne prendo atto e la attendo con curiosità senza dimenticare però tutto quanto è stato fatto e detto nel corso di questo mese.
Si riferisce di una proposta ufficiale, si organizza una grande campagna mediatica a me contraria, si assemblano icone del calcio livornese, imprenditori (dai quali ho acquistato il club 10 mesi or sono), giornalisti, tifo organizzato e si mettono tutti insieme in una convention che ha lo scopo di presentare alla città… presentare cosa esattamente? Se è vero quel che ho letto, l’unica cosa che il signor Locatelli avrebbe dovuto fare è formalizzare un’offerta, esattamente quel che feci io con Toccafondi a suo tempo.
Quando parlo di Opa ostile lo faccio a ragion veduta e risulta evidente dalla querelle sul marchio US Livorno in cui è stato coinvolto ingiustamente il presidente del club Magnozzi Enrico Fernandez. Mi domando come mai tutti gli attori in campo si siano adoperati così strenuamente nel tentativo di ‘staccare’ il marchio US Livorno dalle maglie amaranto quando sostengono di voler acquistare il club? Possibile che nessuna delle penne cittadine si sia posta questa banalissima domanda? Vi immaginate ad altre latitudini un imprenditore che voglia acquistare il Milan e, prima di farlo, provi a appropriarsi del marchio storico minacciando di portarlo in dote a chi milita in Lega Pro? Non è che forse questo vano tentativo evidenzi come non ci sia reale volontà di acquistare il club, ma piuttosto di creare una alternativa facendo scivolare il marchio US sulle maglie della Pro sorgenti Livorno di cui uno degli imprenditori facenti parte della cordata è socio? Elementare, no? Per questo motivo, poco sopra, ho definito questa grande operazione Opa ostile, un tentativo chiaro di creare una alternativa in Eccellenza prima di presentare un’offerta a ribasso e mettermi così dinanzi ad una alternativa: o vendi a quattro soldi oppure ti faremo concorrenza con una seconda squadra a Livorno. Condotte di questo genere assumono un profilo vessatorio cui, ovviamente, non intendo dare riscontro. A breve organizzerò un evento in cui presenterò i progetti di rilancio del club per tornare quanto prima nel calcio che conta".