Il retroscena di Deiola: "Dissi di no al Cagliari perché non c'era nessuno che conoscevo"

Il centrocampista del Cagliari, Alessandro Deiola, è stato il protagonista della prima puntata di PodCasteddu, il podcast del Cagliari Calcio. Queste le sue principali dichiarazioni riportate da TuttoCagliari.net, a partire dai suoi inizi come aspirante calciatore in Sardegna: "Quando ho iniziato a giocare a pallone avrò avuto quattro anni. Ho cominciato a San Gavino ed è una passione che mi sono sempre portato dietro. Qualsiasi momento era buono per giocare a pallone: tornavi da scuola o dall'asilo e giocavi in giardino, oppure in strada, quando ancora si giocava in strada. Purtroppo adesso la strada, che ha formato tanti giocatori, non si usa più: è un metodo un po’ passato. Con gli amici eravamo sempre lì a giocare. Si era formato questo gruppo di compagni, amici, squadra: andavamo tutti nella stessa classe, all’asilo e poi a scuola, ed eravamo una squadra molto forte. Tanto forte che abbiamo vinto anche diversi tornei qua a Cagliari, e nel campionato di provincia eravamo sempre avvantaggiati. A quel punto il mio allenatore decide di portarmi a fare un provino. Al tempo giocavo nella Sangavinese. I provini erano tre: ogni volta selezionavano sempre meno bambini, era praticamente un imbuto. Alla fine, magari, da 300 bambini ne sceglievano 30. Quindi era molto difficile. C’erano bambini da tutta la Sardegna, a 7-8 anni. Già allora immagino che mandassero solo i più forti. C’erano bambini già selezionati, già visti e rivisti, che mettevano dentro al provino. E nonostante tutto, morale della favola: passo questi tre provini".
Sul ruolo: "Facevo il difensore, facevo il centrocampista, facevo anche l’attaccante. Quando sei bambino è giusto non dare ruoli: secondo me è meglio dare libertà ai bambini di esprimersi, farli provare più cose e vedere un po’ le loro attitudini. È meglio lasciarli liberi di esprimersi e divertirsi, perché a quell’età la cosa più importante è che si divertano. Alla fine vengo selezionato. Ci penso, e decido di non andare. Perché? Perché non c’era nessuno che conoscevo. Così ho detto: 'No, preferisco continuare a giocare con i miei amici'. Torniamo a giocare un altro anno insieme. Tra l’altro, il mio allenatore si è dimenato, è diventato una bestia quando ha saputo che avevo detto di no. L’anno dopo ci sono di nuovo i provini, e io pensavo che mi avrebbe portato. Invece vedo che porta tutta la squadra… tranne me. Una punizione, praticamente. Io disperato, perché andavano tutti i miei amici e io, che ero stato preso l’anno prima, non potevo andare. Per fortuna avevamo dei contatti con quelli che avevano fatto i provini l’anno prima: li chiamiamo e ci dicono: 'Sì sì, portalo, portalo'. Così vado. Arrivo lì, e c’erano tutti. Mi guardano e mi chiedono: 'Tu che ci fai qui?'. 'Sono venuto a fare il provino… a sorpresa'. Alla fine hanno preso me e il portiere della mia squadra".
Sul grande salto: "È stato un impatto molto forte, molto difficile. Perché comunque esci dalla tua zona di comfort: sei a casa, hai la tua famiglia, hai l'appoggio di tutti… e poi ti ritrovi, come è successo a me, a 17-18 anni a dover andare in Toscana a giocare. Il primo anno da professionista è stato davvero complicato, perché devi imparare a gestirti da solo, a vivere da solo, a superare i problemi da solo… in un campionato che, ti posso garantire, ha tante difficoltà. Magari molti lo sottovalutano, ma è sempre un calcio professionistico, quindi diventa molto impegnativo: ci sono giocatori che hanno fatto la Serie A, giocatori esperti, veterani della categoria. Però io sono stato abbastanza testardo, e mi adatto facilmente. Sono riuscito a fare una buona stagione, che mi porto dentro, perché è stata forse l’esperienza più importante della mia carriera. Penso che senza quell’esperienza non sarei arrivato dove sono adesso. È stata fondamentale, sia dal punto di vista calcistico, ma soprattutto umano. Mi ha fatto crescere, mi ha fatto diventare uomo, perché ho dovuto superare tutte le difficoltà da solo. È un’esperienza che mi porto dentro, davvero importante".
