Brusaporto, la parobola ascendente e mister Brognoli: "Mi ispiro a Simeone"
"Quello del mio Brusaporto è finora un percorso molto positivo, anche perché l'obiettivo iniziale della società era quello della salvezza tranquilla e del lanciare dei ragazzi giovani, visto che qui si punta molto sul proprio serbatoio giovanile, sulla cantera. Hanno esordito dei 2006 di valore, addirittura un 2008, e stiamo ben figurando in un girone tosto dove ci sono rose da Serie C e costruite per vincere: sono soddisfatto": esordisce così, in esclusiva ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com, il tecnico del Brusaporto Stefano Brognoli.
Che sta portando la formazione lombarda verso la griglia playoff del Girone B di Serie D: "Come ho detto fin dall'inizio ai miei ragazzi, fino a quando ci sono la matematica e speranza, dobbiamo puntare all'obiettivo più alto che possiamo andare a prendere. Ora i playoff possono apparire come un sogno, ma ci proveremo fino alla fine".
Cosa dovrà fare il suo Brusaporto in questo rush finale?
"Dovremmo fare quello che abbiamo sempre fatto, ovvero proporre la nostra idea di calcio, avere intensità e commettere meno errori possibili per stare in alto".
Brilla il Brusaporto, che come il Ponte San Pietro l'anno scorso esprime un calcio esaltante, tra i migliori delle categoria. Questa è la mano del mister.
"Sono un mister che da molto merito alla squadra che ha, ho potato qualche ragazzo che avevo allenato, ed è proprio l'organico che fa la differenza, anche se chiaramente l'idea di gioco che viene data dipende da me, qua c'è la mia impronta. Ma in campo, lo ripeto, vanno i ragazzi".
Tanti giovani nella sua rosa, tanti quelli lanciati. Un tema che divide il calcio, quello dei cosiddetti under: quale è per lei il giusto compromesso?
"Come esperienza, posso tranquillamente dire che di giovani bravi ce ne sono tanti, il problema è quando si buttano nella quantità con l'alto rischio di bruciarli, consapevoli poi che il calcio non perdona. Per me il mix tra under e giocatori con esperienza è sempre l'opzione più valida, non solo ai fini dei risultati ma anche per valorizzare i ragazzi e farli crescere, non tutti maturano allo stesso modo e nello stesso tempo. La differenza la fa poi anche il contesto nel quale sono inseriti, così come il coraggio di un allenatore nel lanciarli e valorizzarli".
A proposito di giovani, per quanto riguarda la panchina anche lei è "un giovane". Vedendo il suo percorso, due richiami: Dionisi e Italiano.
"Dionisi lo conosco anche personalmente, e lo stimo molto non solo a livello umano, e anche di Italiano mi piace l'idea di gioco, sempre propositivo, che va aggredire alto: sono profili che esprimono un calcio diverso, dal solito, mi rivedo un po' in loro, anche se il mio idolo, per come imposta la squadra caratterialmente, è Simeone. Quello che ha creato, quel senso si appartenenza che traspare, è qualcosa di stupefacente".
Per quanto in D ci siamo giovani di valore, anche la C è un serbatoio di ragazzi da far crescere. Si sente pronto per l'eventuale salto di categoria?
"Io sono pronto, mi metto in gioco come mi ci son messo l'anno scorso, quando ho trovato un Direttore Sportivo valido e con gli attributi che mi ha dato fiducia nonostante prima di allora avessi allenato solo sei mesi: anche per far esordire un mister giovane serve coraggio. Ed effettivamente la C è una categoria dove ci sono tanti giovani, con i quali sono abituato a lavorare, e società che hanno idee ben precise che sanno sviluppare. Ripeto, sono pronto".