Giana, Chiappella: "Albè figura paterna. Confronto totale mi permette di crescere"
“Ho avuto fortuna ad avere una società che mi ha dato l’opportunità di inserirmi in questo contesto. Devo dire grazie alla famiglia Bamonte, che mi ha prima dato l’opportunità di allenare le giovanili e poi la prima squadra. Cesare Albè è una figura paterna, lo ho avuto da allenatore e ora averlo a stretto contatto in società è per me una fonte di arricchimento. C’è un confronto totale e una trasparenza che mi permette di crescere. La mia ambizione è progredire e continuare a svilupparmi”. Il tecnico della Giana Erminio Andrea Chiappella parla così ai microfoni di TMW Radio nel corso della trasmissione ‘A Tutta C’ del rapporto con il tecnico Albè che per 30 anni è stato protagonista sulla panchina della formazione lombarda.
Venite da due pareggi, che partenza è stata?
“È stata una partenza positiva, perché anche in coppa la squadra aveva già risposto in maniera positiva. Nell’ultima contro la Patria volevamo qualcosa in più, ma il pareggio è giusto. La squadra ad ora sta bene in campo, è una base da cui partire”.
Lei in passato hai giocato e vinto la D con la fascia di capitano della Giana. Si sarebbe mai immaginato di tornare da allenatore?
“Assolutamente no, mi sarei aspettato al massimo di diventare allenatore perché è qualcosa che mi ha sempre incuriosito. Ripercorrere ciò che avevo fatto qui da giocatore invece decisamente no”.
Quanto è importante pescare anche dai dilettanti elementi come Lamesta, che l’anno scorso ha fatto benissimo?
“Questa è la filosofia della società, cercare nell’hinterland giocatori con cui fare un percorso di crescita. Questo è un ambiente sano e che permette di crescere ai calciatori. Le testimonianze più evidenti sono Augello e Iovine, che giocano in Serie A, ma anche Fumagalli e Marcandalli. Tanti ragazzi sono passati da questa società perché permette di esprimere al meglio le proprie qualità. Lamesta per esempio è un giocatore moderno, che fa tutte e due le fasi ed è stato uno dei migliori giocatori della scorsa stagione”.
Come si tira fuori il meglio dai ragazzi?
“Ogni allenatore cerca la propria filosofia. Io cerco di essere il più vero e sincero possibile, poi dopo bisogna avere anche una proposta sul campo. Quello che ci ha legato l’anno scorso è stato un percorso di crescita continuo, che ci ha rafforzato e permesso di superare le difficoltà insieme”.
Che effetto le fa allenare Pinto e Marotta che sono stati suoi compagni di squadra?
“Il punto di vista della gestione è facile perché sono dei professionisti nati. Già da compagni erano i primi della classe per la cultura del lavoro. Li vedo con grande ammirazione perché nonostante l’età sembra sempre il primo giorno per loro. Per un allenatore la gestione diventa semplice, perché mi danno una grossa mano e la danno anche ai compagni”.
Quanto considera la cura dell’aspetto mentale degli atleti?
“Nel calcio come in tutti gli sport è un elemento talmente imprescindibile che diventa essenziale allenarlo. Bisogna offrire sempre un supporto per permettere ai ragazzi di dare il meglio di loro in campo”.