Sacchi: "Milan, servono idee chiare. Alla Juve hanno provato a fare una rivoluzione culturale"
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Intervistato dall'edizione odierna della Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi si è soffermato sul Milan: "Per costruire una squadra serve un club che abbia le idee chiare, e queste idee devono essere trasmesse all’allenatore il quale ha il compito di farle recepire ai giocatori. Faccio un esempio: Berlusconi, quando m’ingaggiò, mi disse che desiderava vincere e convincere attraverso un gioco spettacolare. Io gli spiegai che cosa avevo in mente e lui mi appoggiò in ogni momento. Aveva già acquistato Gullit e Van Basten, io gli chiesi tre ragazzi che venivano dal Parma, Mussi, Bianchi e Bortolazzi, uno che aveva fatto molta panchina all’Udinese, Colombo, e volli a tutti i costi Ancelotti, sul quale il presidente aveva dubbi per i problemi fisici.
Gli dissi: 'Lei mi compri Ancelotti e noi vinceremo lo scudetto'. Mi accontentò e io fui di parola. E l’anno successivo, prima di comprare Rijkaard, lo mandai a seguire per due settimane da un mio uomo di fiducia. I dirigenti di oggi si comportano in questo modo? Non lo so, ma qualche dubbio mi viene. Per fare una buona squadra servono uomini affidabili. In campo e fuori.
La Juve? Thiago Motta è un gran lavoratore, ma mi sembra che sia capitato in un ambiente dove i giocatori credono di essere già arrivati. Non vedo, nei loro comportamenti in campo, quell’umiltà e quello spirito di sacrificio che sono necessari per arrivare al successo. Alla Juve hanno provato a fare una rivoluzione culturale, ma sono in mezzo al guado".
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