Parma, Pecchia: "Allenare all'estero mi ha insegnato che essere giovani non è un limite"
Fabio Pecchia, allenatore del Parma, autore di un grande avvio di stagione, si è raccontato in un'intervista pubblicata oggi da La Repubblica di cui vi proponiamo uno stralcio: "Andare all’estero mi ha dato tanto, ho visto metodologie, strutture e abitudini molto diverse. Il punto è il rapporto con i giovani, perché dalla Spagna all’Inghilterra si anticipano i tempi e si mettono in campo. È evidente che un giovane non ha esperienza, ma ha altre cose e io mi concentro su quelle. Ogni età ha il suo fascino, però essere giovani non è un limite".
La chiamano ancora “avvocato” per la laurea?
"Sì, fu Boskov il primo, quando ancora studiavo. E da lì è stato un continuo “abuso di titolo”. Ci ho messo dieci anni, mentre giocavo, e penso che sia più faticosa una laurea di una Champions perché da calciatore lavori per quello, mentre lo studio, per altro con mattoni tremendi da leggere, ti porta in un altro mondo, soprattutto a quell’età".
Ha detto che il calcio è musica. In che senso?
"Sotto tanti aspetti, per il ritmo, intanto. Anche quando si gioca, i giocatori devono percepire lo stesso ritmo, rallentando e accelerando quando serve, insieme. Poi perché la musica trasmette emozioni e anche il calcio deve trasmetterle. Infine mettiamo spesso la musica perché abbassa il livello di stress. Non do consigli però: ricordo sempre che prima di una partita alla Juve io ascoltavo Pino Daniele, ma quasi non lo sentivo perché Davids aveva sparato a palla nelle sue orecchie Rocky. Prima ognuno ha la sua canzone poi in campo si canta insieme".