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Paramatti su Israele: "Il massaggiatore aveva una pistola sotto la maglia. La vedo dura"

Paramatti su Israele: "Il massaggiatore aveva una pistola sotto la maglia. La vedo dura"TUTTO mercato WEB
giovedì 15 febbraio 2024, 23:42Serie A
di Andrea Losapio

Lorenzo Paramatti, nella sua lunga intervista a TMW, racconta la sua esperienza in Israele, dove aveva firmato con il Maccabi Petah Tikva negli scorsi mesi.

"Un giorno stavo facendo un massaggio con il fisioterapista e mi sono accorto che aveva una sporgenza della maglia. Aveva una pistola sotto. Il nostro match analyst ha fatto un mese dentro Gaza, al suo gruppo è stato concesso il riposo ed è venuto vestito da militare con il fucile e il mitra. Un conto è vedere certe immagini in televisione, l'altro in prima persona. Da me a Gaza ci sono 80 km, in lontananza si scorgeva il fumo... I missili li vedevi sopra la tua testa. Poi ogni casa ha un bunker, ma che vita è? Poi non era una situazione facile perché la famiglia, la ragazza, tutti sono in ansia, giustamente. Sfido chiunque ad aver un parente in mezzo alla guerra e a stare tranquillo".

Ora cosa sta succedendo?
"Negli ultimi giorni la situazione era, bene o male, pseudo tranquilla. La guerra è sul fronte dentro Gaza e al nord con Libano. Ogni tanto suonavano le sirene, non è come si vede in televisione, ma la vita era pesante. Gli stessi israeliani mi dicevano che fanno fatica a mandare le famiglie nei centri commerciali, o fare una vita spensierata. Ovunque vai ci sono le gigantografie dei rapiti da Hamas e la cosa ti mette ansia. Poi è pieno di manifestazioni, a Tel Aviv. Parlando anche con i vicini di casa sperano che finisca presto, perché la situazione è critica. Non sai come finirà il tutto, perché ci sono paesi come Iran, Libano pronti ad attaccare se Israele non si dovesse fermare. La vedo dura, il 7 ottobre di quest'anno è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il campionato prosegue ma tantissimi stranieri sono andati via, gli israeliani sono cresciuti in quel contesto, è una guerra che si sentono loro. Io purtroppo non avendo la possibilità del terzo trasferimento ho preferito venire a casa, salvare la mia vita, fare stare tranquille la ragazza ma anche mia nonna che quasi piangeva ogni volta al telefono".

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