La Serie A cambia format? Oggi giorno clou: 18 squadre e playoff, tutte le novità possibili
La Serie A riavvolge i nastri della propria storia. Nell’assemblea odierna, in videoconferenza, i club del massimo campionato italiano discuteranno la possibilità di ridurre il numero di squadre partecipanti. Da venti a diciotto, tornando indietro di 17 anni: la stagione 2003-2004, infatti, è a oggi l’ultima in cui la A giocò a diciotto squadre prima del passaggio alla nuova formula. Dettato, all’epoca, anche e soprattutto dal caso Catania, che spinse anche la cadetteria ad adottare il nuovo format a 22 squadre.
Si parte dal 2024? Intanto, nell’incontro di oggi pomeriggio i club, che si sono visti più volte a livello informale di recente e sono preoccupati soprattutto dalla presenza del pubblico sugli spalti nell’immediato, discuteranno l’impatto di una simile riforma epocale. Analizzeranno lo studio Deloitte al riguardo e perciò è difficile si arrivi già a una decisione, che in ogni caso non sarebbe effettiva da subito. Si dovrebbe partire, come data più probabile, dal 2024/2025, lasciando i prossimi tre campionati come “cuscinetto” per consentire al sistema di adeguarsi alla riforma. Intanto, perché sono le NOIF a prevedere che non si possa modificare il format da una stagione all’altra; meno problematica la questione diritti TV, dato che la A si è tutelata prevedendo la possibilità di cambiare formula senza rivendicazioni dai broadcaster. Proprio come accaduto 17 anni fa, però, sarà necessario armonizzare la riforma della Serie A, come minimo, con quella della Serie B. E, nelle idee della FIGC (che spinge per accorciare i tempi), anche con quella dell’intero calcio italiano, nell’ottica di una progressiva riduzione delle società professionistiche, tema caldo questo anche in Serie C.
Quante retrocessioni? Dato che si tratta di discussioni ancora in essere, i punti interrogativi sono d’obbligo. Uno dei nodi, è evidente, riguarda il numero di retrocessioni e di conseguenza di promozioni dalla Serie B. Paradossalmente, erano di più quando le squadre di A erano meno: fino al 2004 ne scendevano quattro, oggi tre. Anche per questo motivo, è difficile che il numero si assottigli ulteriormente; ma d’altra parte è improbabile che si torni all’antico anche da questo punto di vista. È il meccanismo più delicato da andare a toccare, perché mantenendo tre retrocessioni la Lega B spinge da tempo per ridurre il numero di squadre destinate a scendere in C. Il problema va a cascata, in buona sostanza, e per questa ragione, se oggi sarà il tempo delle valutazioni, le decisioni non potranno che arriverà in sede federale, a partire dall’appuntamento di venerdì.
Playoff. E playout? Una volta affrontato il discorso format, l’altro nodo è l’introduzione degli spareggi per lo scudetto. Da questo punto di vista, i club favorevoli troveranno una sponda proprio nella Federcalcio, il cui presidente Gravina non ha mai nascosto il gradimento verso i playoff. Lo scontro sul numero delle squadre partecipanti, ça va sans dire, è dietro l’angolo: nelle ultime settimane sono circolate varie ipotesi, si va da un minimo di quattro a un massimo di otto. Ragionevole ipotizzare la previsione di un massimo di punti di distacco, come accade in B (dove comunque i playoff non decidono il vincitore del campionato). Quanto ai playout, sarebbero un corollario logico ma non mancherà chi storcerà il naso e anche qui c’è da discutere a quante squadre allargarle e se per esempio coinvolgere la Lega B. Come sempre in queste occasioni, sarà interessante vedere i fronti che si formeranno: le grandi, per esempio, sono quasi tutte a favore della riduzione del numero di squadre partecipanti, per diminuire le gare di campionato e affrontare meglio la nuova Champions League. Quanto ai playoff (che comunque rappresentano il secondo step del discorso), la baruffa è solitamente dietro l’angolo.