L'Atalanta di Gasp è sempre risorta dalle proprie ceneri, dal 7-1 con l'Inter a Copenaghen

L'Atalanta di Gian Piero Gasperini è come un'araba fenice. Perché ogni volta è riuscita a risorgere dalle proprie ceneri, anche quando sembrava oramai avviata verso un lento declino. Lo ha fatto il primo anno, dopo una marcia quasi inarrestabile e una difesa di ferro, quando sperava di arrivare in zona Europa. Il 12 marzo del 2017 si giocava Inter-Atalanta, Banega e Icardi sembravano Maradona e Kempes, con i meneghini capaci di rifilare cinque gol in diciassette minuti. Sette a uno finale, con gol dell'ex Gagliardini, una mazzata. Invece poi la marcia è ripresa, fino al quarto posto finale, con 72 punti, nove in più rispetto al Milan, dieci dell'Inter.
L'altro grande bivio è a fine agosto, a Copenaghen, la città della Sirenetta. Dopo un avvio discreto in campionato, ecco il ritorno contro gli scandinavi, con Joronen che all'andata aveva parato tutto. Al ritorno tra pali e rigori sbagliati, ecco l'eliminazione e Gasperini che va in conferenza e lancia il monito. "Ora mi chiederete di qualificarmi per la Champions, eh?", cosa avvenuta quasi con stupore, visto che all'ottava giornata i nerazzurri avevano sei punti in classifica e pensavano di giocarsi la salvezza, altro che il terzo posto.
Infine i tanti infortuni degli attaccanti, da Zapata a Muriel, del 2022. Dall'insidiare il primo posto a novembre a uscire dai primi sette, di fatto non qualificandosi per l'Europa. Sembrava la fine di un ciclo, Gasperini è rimasto e ha vinto il suo primo trofeo, l'Europa League, nello scorso maggio. In quel momento non ci avrebbe creduto nessuno, nemmeno il Pagliuca appena arrivato dagli Stati Uniti.
